tag:blogger.com,1999:blog-43535086644679341562024-03-12T18:23:14.421-07:00al lupo al lupo20centesimihttp://www.blogger.com/profile/11401641994459612569noreply@blogger.comBlogger19125tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-6908424524364225102011-10-27T09:24:00.000-07:002011-10-27T10:30:27.625-07:00Il senatore Costa e le lezioni di dialetto all'onorevole Di Pietro<strong>Se non fosse il confronto ufficiale tra due rappresentanti del popolo sovrano nella più alta delle istituzioni democratiche, il dialogo tra <span style="color:#990000;">Rosario Giorgio Costa</span> e <span style="color:#990000;">Antonio di Pietro</span> meriterebbe di entrare in una rappresentazione della commedia dell'arte</strong>. Perché in quello scambio di battute svolto nella commissione antimafia c'è tutto il succo del duello sotterraneo tra due maschere arcitaliane: il brusco contadino un po' Masaniello <em>versus</em> il paterno curato di campagna.<br /><strong></strong><br /><strong>In Italia tutti conoscono Antonio Di Pietro</strong> e la sua oratoria popolana che s<a href="http://3.bp.blogspot.com/-K9qn6yWbTD4/TqmMDhxBN9I/AAAAAAAAAJ8/RzmABsaCuew/s1600/di-pietro.jpg"><img style="MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 205px; FLOAT: right; HEIGHT: 137px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5668215598253946834" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-K9qn6yWbTD4/TqmMDhxBN9I/AAAAAAAAAJ8/RzmABsaCuew/s320/di-pietro.jpg" /></a>prezza il politichese e strizza l'occhio al linguaggio comune: da <span style="color:#990000;">Mani Pulite</span> in poi il vero emblema di quel complesso sentimento diffuso che sbrigativamente classifichiamo come «antipolitica» è lui, più ancora del tribuno delle piazze (e del web) <span style="color:#990000;">Beppe Grillo</span>.<br /><strong></strong><br /><strong>Non tutti conoscono invece Rosario Giorgio Costa</strong>, il senatore di <span style="color:#990000;">Matino</span> che vanta il primato di parlamentare più longevo di <span style="color:#990000;">Puglia</span>: dal 1994 ad oggi ininterrottamente seduto sugli scranni di Palazzo Madama. Non è un caso, ma il prodotto di un metodo, quello della Prima Repubblica. Nel «<strong>Divo</strong>», il film di <span style="color:#990000;">Paolo Sorrentino</span>, c'è una battuta fulminante ch<a href="http://4.bp.blogspot.com/-_pScxzr5SOg/TqmMcUyPzdI/AAAAAAAAAKI/mRlv9l9IiiY/s1600/costa.jpg"><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 200px; FLOAT: left; HEIGHT: 134px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5668216024266165714" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-_pScxzr5SOg/TqmMcUyPzdI/AAAAAAAAAKI/mRlv9l9IiiY/s200/costa.jpg" /></a>e lo spiega bene: <em>“De Gasperi e Andreotti andavano in chiesa insieme. De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete”</em>. Così è Costa: nel mezzo della settimana a presidiare aula e commissioni parlamentari, gli altri giorni a pattugliare il territorio, stringere mani e «<em>fare ricevimento</em>», cioè ricevere postulanti e clientes che gli sottopongono casi pietosi, trasferimenti necessari, concorsi ambiti. Una pacca sulla spalla, una battuta in dialetto, una rassicurazione (se non una segnalazione) per tutti.<br /><strong></strong><br /><strong>E che succede quando il contadino un po' Masaniello e il curato di campagna si incontrano in parlamento?</strong> È successo poco meno di un anno fa, nella seduta della commissione bicamerale antimafia chiamata ad esaminare la «<em>Relazione sui costi economici della criminalità organizzata nelle Regioni dell'Italia meridionale</em>», stesa proprio da Costa in rappresentanza del quarto comitato della commissione. Una relazione che Antonio Di Pietro stronca così:<br /><br /><br /><br /><blockquote><em><em>«Dissento da questa relazione. Credo sia corretto dirlo, con tutto il rispetto, la stima e l'amicizia che ho verso il senatore Costa. Dissento perché la relazione appare come un mero compitino, un richiamo al documento di altri. Se una Commissione parlamentare d'inchiesta, che ha i poteri dell'autorità giudiziaria, sintetizza in un suo documento ciò che hanno detto, ad esempio, la Banca d'Italia o la Confcommercio, si fa prima e meglio a leggere direttamente le relazioni di Banca d'Italia e Confcommercio. A prescindere poi dalla sintesi di relazioni altrui, questa del senatore Costa scopre l'acqua calda. Mi perdoni, senatore Costa, è un mio modo di parlare, ma non voglio assolutamente mettere in discussione la sua professionalità. Leggendo però la sintesi della sintesi, questa relazione, alla fine dice che la Commissione parlamentare bicamerale di inchiesta sul fenomeno della mafia ha scoperto che “il peso della criminalità organizzata grava su ampie parti del Sud e che essa infiltra le pubbliche amministrazioni”. Per la miseria!»</em></em></blockquote><strong>Dalla trascrizione stenografica</strong> (pubblicata sul <a href="http://http//www.parlamento.it/bicamerali/43775/48736/48737/48742/48751/sommariostenograficibicamerali.htm">sito</a> della commissione) si può solo immaginare il tono da tribuno della plebe che tanto aiuta «<em>Tonino</em>» a bucare lo schermo e ne fa un ambito ospite nei talk-show politici. Chiunque, di fronte ad una bacchettata così violenta impartita di fronte al <em>plenum</em> della commissione parlamentare antimafia, si sarebbe riscaldato, avrebbe acceso polemiche, lanciato strali, sparato repliche. Costa no:<br /><br /><br /><br /><blockquote><em><em>«Ringrazio i colleghi per l'amabilità che è stata riservata al nostro lavoro: dico nostro, perché evidentemente non è soltanto mio, ma di sei parlamentari che hanno lavorato per circa venti sessioni e che non si sono limitati soltanto a rendere “compitini” di sorta, poiché è nostra abitudine essere seri ed esaurienti ogni qualvolta ci applichiamo per esercitare un lavoro, in particolare per questo che tanto anima la nostre coscienze e i nostri cuori»</em></em></blockquote><strong>Un esordio in perfetto stile curiale</strong> che però ha solo la funzione di preparare all'epilogo nella commedia dell'arte che le due maschere stanno rappresentando nella commissione parlamentare: a Di Pietro, Costa risponde sul suo stesso terreno e al contadino un po' masaniello, il curato di campagna dà lezioni di dialetto.<br /><br /><br /><br /><blockquote><em><em>«Il IV Comitato, espressione di questa Commissione, merita la dignità, il rispetto ed anche il tono di voce adeguato, perché si possono dire - come diceva un mio maestro - le stesse cose, ma in modo diverso (<span style="color:#990000;">si può dire in dialetto pugliese "ci boi?", oppure "ci cumanni?", perché ognuno di noi ha un suo stile e un modo di esprimersi</span>). Non abbiamo copiato, bensì collaborato con la Banca d'Italia. Con queste precisazioni e ritenendo di dare tutta la comprensione, come lui l'ha riservata a me, all'onorevole Di Pietro (per quanto facendo il ministro non sia riuscito a modificare quell'ANAS che tanti dispiaceri ha procurato e procura, né a rimuovere altri fattori), dico al collega di stare attento: noi il compitino lo abbiamo fatto, ma lei è andato proprio fuori tema»</em></em></blockquote><strong>Potete pensare tutto quello che volete di Costa e di Di Pietro</strong>, del <span style="color:#990000;">Pdl</span> e dell'<span style="color:#990000;">Idv</span>, dell'attuale quadro politico e della funzione del parlamento. Ma una risposta come questa dimostra con certezza una sola cosa: che <strong>la Dc è come la bicicletta, una volta imparata non la si scorda più</strong>.<br /><br /><span style="font-size:85%;">Photocredits: biscoteca.wordpress.com, loscirocco.it, reggioitaliainchieste.blogspot.com</span>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-59563365423424721522011-08-10T06:27:00.000-07:002011-08-10T07:18:30.335-07:00A Casarano è morto il '900<span style="font-weight: bold;">È morto un secolo in quella villa costruita da mesciu Ucciu</span>, il calzolai<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/-po2uxPcqrZk/TkKNfSNZgLI/AAAAAAAAAJ0/SuYnd_pGhfw/s1600/scalinata%2Bdella%2Bmadonna%2Bdella%2Bcampana.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 247px; height: 185px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-po2uxPcqrZk/TkKNfSNZgLI/AAAAAAAAAJ0/SuYnd_pGhfw/s320/scalinata%2Bdella%2Bmadonna%2Bdella%2Bcampana.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5639225252024778930" border="0" /></a>o diventato cavaliere, sulla <span style="color: rgb(204, 0, 0);">collina della Campana</span> a pochi metri da quelle dei grandi proprietari terrieri di <span style="color: rgb(204, 0, 0);">Casarano</span>. Era un simbolo del potere che si era spostato, <span style="font-style: italic;">dal feudo alla fabbrica</span>, come suona il titolo dato al suo libro da un avversario che lo combattè ma lo rispettò come <span style="color: rgb(204, 0, 0);">Mario Toma</span>.<p class="MsoNormal"><span style="font-weight: bold;">Piero Montinari, l'attuale presidente di Confindustria Puglia</span>, mi ha raccontato della prima volta che andò alla <span style="color: rgb(204, 0, 0);">Filanto</span> (che allora contava oltre tremila operai) e ci dovette arrivare attraverso una strada sterrata, in mezzo al deserto. Se non si capisce la distanza dello Stato da questa esperienza, non si comprende neanche l’impresa titanica del calzolaio diventato industriale senza rinunciare al suo dialetto.
<br /></p><p class="MsoNormal"><span style="font-weight: bold;">E non si capisce neanche l’impermeabilità della grande fabbrica ai sindacati</span>, che non veniva solo dal padrone, ma anche dalle maestranze: furono gli operai a stendere quel manifesto da<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/-epDdVmmCvPQ/TkKNUCb9TrI/AAAAAAAAAJs/Lc5HrNDa-Ek/s1600/filanto.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 166px; height: 110px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-epDdVmmCvPQ/TkKNUCb9TrI/AAAAAAAAAJs/Lc5HrNDa-Ek/s320/filanto.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5639225058812317362" border="0" /></a>l titolo "<span style="color: rgb(204, 0, 0);">lasciateci lavorare</span>" quando negli anni '70 sindacalisti e dirigenti politici cercavano di entrare in fabbrica. Fallirono: i sindacati ci sono entrati vent'anni dopo, con la crisi, per certificare il declino di quell'esperienza e di un modello da "<span style="color: rgb(204, 0, 0);">cinesi d'Europa</span>" messo in ginocchio dall'ingresso dei cinesi veri nella concorrenza globale.</p><p class="MsoNormal"><span style="font-weight: bold;">Ma tutto questo non è che teoria economica</span> e non spiega perché in un sabato sera soffocante, tre ore dopo la morte di mesciu Ucciu, a guardare verso la villa illuminata sulla collina della Campana ho contato qualcosa come duecento casaranesi. Non può essere (più) sottomissione, dato che oggi nella fabbrica ci lavorano forse 300 persone: magari è la consape<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-tLf4Z803kR8/TkKNHv4pSuI/AAAAAAAAAJk/tAOM4P1EJP4/s1600/calzaturificio07_phnucci.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 298px; height: 199px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-tLf4Z803kR8/TkKNHv4pSuI/AAAAAAAAAJk/tAOM4P1EJP4/s320/calzaturificio07_phnucci.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5639224847673936610" border="0" /></a>volezza che se n'era andato colui che aveva tirato fuori dall'economia agricola (che ora mitizziamo, nel ricordo, ma che allora significava povertà e fame) <span style="color: rgb(204, 0, 0);">Casarano</span> e un pezzo di <span style="color: rgb(204, 0, 0);">sud Salent</span><span style="color: rgb(204, 0, 0);">o</span>.
<br /></p><p class="MsoNormal"><span style="font-weight: bold;">C’è tanto da rimproverare a Antonio Filograna</span>: non dimenticherò mai quella volta in cui andai a trovare il mio compagno di classe delle medie e trovai lui e tutta la sua famiglia che cucivano tomaie sul tavolo della cucina, le sue mani da bambino che si muovevano velocissime su quei pezzi da consegnare all’assemblaggio. <span style="font-weight: bold;">C’è stato nero e c’è stato grigio</span>, in quella grande esperienza industriale che è nata se non "<span style="font-style: italic;">fuori</span>" dallo stato, praticamente "<span style="font-style: italic;">accanto</span>" ad esso: ci sono state <span style="color: rgb(204, 0, 0);">doppie buste paga</span>, una per l’ispettorato e una per l’operaio; c’è stato un rapporto strumentale con la <span style="color: rgb(204, 0, 0);">politica</span>, tanto che la Filanto esprimeva <span style="color: rgb(0, 0, 0);">sindaci e deputati</span> e ricambiava in voti e consenso; c’è stata, infine, una <span style="color: rgb(204, 0, 0);">concezione paternalista della fabbrica</span> che in parte resiste ancora oggi.
<br /></p><p class="MsoNormal"><span style="font-weight: bold;">Ma sarebb</span><span style="font-weight: bold;">e cieco negare</span> che i mutui sono stati pagati con gli stipendi che uscivano dalla sua fabbrica, che c'era un'alternativa alla sottomissione politica per avere il posto in ospedale o alla schiavitù dei campi, che quello era un pezzo di economia vera nata senza l'assistenzialismo dello stato (anche se poi ne ha largamente beneficiato). <span style="font-weight: bold;">Che quando la Romania prima e l’India</span> <span style="font-weight: bold;">poi</span> hanno messo in cr<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-gvGH_fGbqFo/TkKK8_H17FI/AAAAAAAAAJM/pNz9Z-SFUsc/s1600/mesciu%2Bucciu.JPG"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 342px; height: 257px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-gvGH_fGbqFo/TkKK8_H17FI/AAAAAAAAAJM/pNz9Z-SFUsc/s320/mesciu%2Bucciu.JPG" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5639222463762394194" border="0" /></a>isi il modello da “cinesi d’Europa” della Filanto, il calzolaio diventato cavaliere non ha chiuso la fabbrica e finanziarizzato le sue attività (come pure qualche manager molto vicino gli consigliava) per rifugiarsi nel suo albergo vista mare, ma viceversa ha impegnato l’albergo a garanzia della fabbrica. <span style="font-weight: bold;">Che l’epopea della Filanto</span>, la grande industria di scarpe nata in un luogo dove non c’erano né materie prime, né esperienza imprenditoriale né sapienza operaia rappresentava <span style="color: rgb(204, 0, 0);">il paradosso del calabrone</span>: <span class="st">troppo pesante rispetto all'ampiezza delle sue ali per poter volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso. <span style="font-weight: bold;">Che la storia di mesciu Ucciu</span> è quanto di più vicino all’<span style="font-style: italic;">american dream</span> che questa terra innaffiata di contraddizioni sia riuscita a partorire e che la forza dell’imprenditore stava anche in quel rapporto viscerale dell’uomo con la sua comunità, in quel carisma bisbetico che strapazzava indifferentemente deputati e operai, in quel volo del calabrone <span style="font-style: italic;">dal feudo alla fabbrica</span> declinato alla fine del secolo scorso e terminato nel letto della villa sulla Campana.
<br /></span></p><p style="font-weight: bold;" class="MsoNormal"><span class="st">Sì, sabato scorso è morto </span>un protagonista <span style="font-weight: normal;">- nel bene e nel male - di quel concetto novecentesco che chiamiamo "<span style="font-style: italic;">sviluppo</span>"</span>. <span style="font-weight: normal;"><span style="font-weight: bold;">E con la sua morte, anche a Casarano,</span> </span>il '900 è finito.</p><iframe src="http://www.youtube.com/embed/3mQ7TwMpSrI" allowfullscreen="" width="425" frameborder="0" height="349"></iframe><p style="font-weight: bold;" class="MsoNormal"><span style="font-weight: normal;">photocredits: tuttocasarano.it</span>
<br /></p> Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-36765872595189931642011-07-19T09:02:00.000-07:002011-07-19T09:15:22.308-07:00I 21 giganti eolici intorno al pozzo di Avetrana<a href="http://3.bp.blogspot.com/-UrrmAKOlWgc/TiWslc-2cZI/AAAAAAAAAI8/7tUP2yQczhk/s1600/michmiss31mag.jpg"><img style="MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 233px; FLOAT: right; HEIGHT: 191px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5631096668531618194" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-UrrmAKOlWgc/TiWslc-2cZI/AAAAAAAAAI8/7tUP2yQczhk/s320/michmiss31mag.jpg" /></a> «<em>Allu Mosca</em>» dice <strong>Michele Misseri</strong> nella confessione che porterà al ritrovamento del cadavere di <strong>Sarah Scazzi</strong> in contrada Mosca. «<em>Località Mosca</em>» si legge nella determina della <strong>Regione Puglia</strong> che sottopone a valutazione d'impatto ambientale<strong> l'impianto eolico</strong> «Avetrana Nord». Ventuno pali eolici assiepati al confine delle province di Taranto, Brindisi e Lecce, nel territorio di quel piccolo centro salentino divenuto da quasi un anno la capitale delle morbosità da domenica pomeriggio. Ventuno giganti eolici, ciascuno da tre megawatt di potenza, cento metri di altezza, cinquanta metri di raggio: ventuno giganti d'acciaio da 150 metri ad accerchiare il pozzo nel quale fu ritrovato il corpo saponificato - così lo definì l'autopsia - della ragazzina di Avetrana.<br /><br /><strong>Perché questi dettagli da <em>grand guignol</em>?</strong> Perché nella determina coscienziosamente stilata dal dirigente dell'ufficio regionale per la valutazione d'impatto ambientale del progetto proposto dalla <strong>Monte srl</strong> (già Eolica Avetrana, già Enertec srl) sono esaminati tutti i vincoli previsti dalle norme. Quello che manca – e non poteva essere diversamente – è quella sorta di vincolo impalpabile che si chiama rispetto per un profilo del territorio che va oltre il paesaggio e lo skyline e entra in quella dimensione simbolica che ha a che fare con la morte.<br /><br /><strong>Nella deter</strong><a href="http://1.bp.blogspot.com/-25QAdPkvfp4/TiWrveXMoFI/AAAAAAAAAIs/q75hury6mnY/s1600/corrmezz.jpg"><strong><img style="MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 218px; FLOAT: left; HEIGHT: 159px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5631095741189234770" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-25QAdPkvfp4/TiWrveXMoFI/AAAAAAAAAIs/q75hury6mnY/s320/corrmezz.jpg" /></strong></a><strong>mina 107 del 2 maggio scorso</strong>, infatti, è valutato tutto: la rimozione di due ettari di vigneto e dieci alberi di ulivo, che verranno espiantati senza alcuna compensazione ambientale; la presenza di altri impianti eolici nei comuni vicini di Erchie, Salice Salentino e San Pancrazio che rischiano di creare un «effetto selva»; l'effetto sul paesaggio, visto che i ventuno giganti d'acciaio avranno «un impatto visivo elevato» (parole che la stessa azienda usa nel suo progetto) per chi viaggia in auto o in treno tra Lecce e Taranto; la presenza di muretti a secco e di acque a rischio di contaminazione salina; soprattutto il potenziale disturbo per le rotte dei rapaci che nidificano nella zona e perfino il tasso di sicurezza per le costruzioni circostanti in caso di rottura dell'aerogeneratore.<br /><br /><strong>Il coscienzioso dirigente dell'ufficio regionale, però, non poteva</strong> (e ov<a href="http://4.bp.blogspot.com/-K1sSU0nEWt0/TiWsUDgAT-I/AAAAAAAAAI0/U-r3KiUZnug/s1600/avetrana.jpg"><img style="MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 362px; FLOAT: right; HEIGHT: 215px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5631096369633578978" border="0" alt="" src="http://4.bp.blogspot.com/-K1sSU0nEWt0/TiWsUDgAT-I/AAAAAAAAAI0/U-r3KiUZnug/s320/avetrana.jpg" /></a>viamente non doveva) valutare un altro impatto, tanto più impalpabile perché irrazionale. Ma non per questo immotivato. Nel campo delle energie alternative molte aziende non si sono poste come problema il rispetto del paesaggio e dello skyline, ma questa azienda non si è posto come problema trasformare in un luogo di business il teatro del più sacro degli eventi umani, la morte.<br /><br /><strong>Perché, non so a voi, ma a me ha fatto correre un brivido lungo la schiena immaginare ventuno giganti d'acciaio stretti in cerchio intorno al pozzo</strong> dove per giorni e giorni è rimasto immerso nell'acqua il corpo di Sarah Scazzi, quasi un'ultima violenza alla ragazzina di Avetrana, un'estrema intrusione in una vita tanto breve quanto morbosamente spiata al microscopio della domenica pomeriggio.Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-65776786837585629902011-07-08T11:36:00.000-07:002011-07-08T12:02:52.729-07:00Masseria Ghermi: la memoria e la vergogna<span style="font-weight: bold;">In una terra dalla memoria corta, la storia di Masseria Ghermi merita di essere ri</span><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" style="font-weight: bold;" href="http://2.bp.blogspot.com/-O0t7AYGb3tM/ThdQeWILuSI/AAAAAAAAAH8/5hmRckzqoVY/s1600/ghermi%2B1.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 276px; height: 294px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-O0t7AYGb3tM/ThdQeWILuSI/AAAAAAAAAH8/5hmRckzqoVY/s320/ghermi%2B1.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5627054741688924450" border="0" /></a><span style="font-weight: bold;">cordata, anche solo per vergognarcene un po'</span>. Perchè su quei tre spiazzali di cemento è successo di tutto. Ci ha fatto i suoi affari la peggiore <span style="font-weight: bold;">sacra corona unita</span>, quella che tentò la strada delle stragi per destabilizzare i processi. Ci ha sudato sangue lo stato, con <span style="font-weight: bold;">le forze dell'ordine e la magistratura</span> che hanno imbastito indagini e concluso processi per tagliare le unghie alla criminalità organizzata. Ci è naufragata la politica, che non è riuscita a gestire <span style="font-weight: bold;">la pancia xenofoba</span> di certo elettorato, con uno schema rovesciato rispetto alle impostazioni classiche: <span style="font-weight: bold;">centrosinistra "intollerante" <span style="font-style: italic;">versus</span> centrodestra "accogliente"</span>. Alla fine della fiera chi ci ha perso è <span style="font-weight: bold;">Lecce</span> che - caso più unico che raro - ha restituito intatto a <span style="font-weight: bold;">Roma</span> un finanziamento da un milione di euro. Ora ci riprova, con un finanziamento che vale il doppio: speriamo che esercitare la memoria (e magari la vergogna) aiuti a non perdere anche questo.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Bisogna inoltrarsi nelle campagne vicino Giorgilorio, tra Surbo e la provinciale Lecce-Torre Chianca</span> per trovare la masseria Ghermi, che di tale ha solo il nome: si tratta in realtà di ruderi risalenti agli anni '80 che si affacciano su tre enormi spiazzali di cemento. Qui faceva i suoi affari, collegati all’edilizia e al movimento terra, <span style="font-weight: bold; font-style: italic;">Angelo Vincenti</span>, il boss della Scu di Surbo che viene ritenuto <span style="font-weight: bold;">il mandante della bomba al rapido Lecce-Zurigo</span>. Era il 5 gennaio 1992 quando scoppia un potente ordigno sul cavalcaferrovia di Surbo, dal quale poco prima era passato il treno, a bordo del quale viaggiav<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-pUZdRKStdEg/ThdRChitbTI/AAAAAAAAAIE/E19Sx5tJp6c/s1600/atsl.it.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 320px; height: 240px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-pUZdRKStdEg/ThdRChitbTI/AAAAAAAAAIE/E19Sx5tJp6c/s320/atsl.it.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5627055363228265778" border="0" /></a>ano 800 viaggiatori: un'imprecisione di pochi minuti che evitò un massacro. L'idea, a quanto se ne sa, era quella di condizionare i maxiprocessi che proprio in quei mesi si aprivano e che avrebbero portato alla decapitazione della Scu leccese.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">L'anno seguente, nel gennaio del '93, Vincenti viene arrestato con l'accusa di tentata strage</span> e associazione mafiosa e i suoi beni, dopo una lunga trafila giudiziaria, vengono confiscati; tra di essi c'è la masseria Ghermi, che l’Agenzia del Demanio consegna il 22 dicembre 1998 al Comune di Lecce. Passeranno otto anni prima che venga elaborato un progetto: area di sosta per immigrati di nazionalità Rom e Sinti, per sostituire il già allora fatiscente <span style="font-weight: bold;">campo di Panareo</span>.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Il finanziamento, un milione di euro, arriva dalla misura 2.5 del Pon sicurezza</span> del Ministero dell’Interno, riservato al riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Ma contro il progetto approvato nell’estate del 2006 dalla giunta di Lecce, allora guidata da Adriana Poli Bortone, si schiera subito l'amministrazione comunale di Surbo governata<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" style="font-style: italic;" href="http://3.bp.blogspot.com/-Dt5Bi7WUCu8/ThdRUWPcyiI/AAAAAAAAAIM/C0VRKdjiMRE/s1600/biancoenerored.wordpress.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 320px; height: 205px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-Dt5Bi7WUCu8/ThdRUWPcyiI/AAAAAAAAAIM/C0VRKdjiMRE/s320/biancoenerored.wordpress.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5627055669432338978" border="0" /></a> dal centrosinistra di Antonio Cirio. Il 21 settembre 2006 il consiglio comunale surbino «<span style="font-style: italic;">manifesta il proprio palese dissenso nei confronti del progetto riguardante l'insediamento del pred</span><span style="font-style: italic;">etto campo nom</span><span style="font-style: italic;">adi</span>». Inoltre, assistita dall'avvocato Valeria Pellegrino, l'amministrazione impugna la delibera della giunta Poli con un ricorso al Tar di Lecce.<br /><br />I giudici amministrativi risponderanno il 20 dicembre, con parole nettissime: il ricorso è bocciato - si legge nella sentenza - perché <blockquote style="font-style: italic;">«un’amministrazione comunale non può farsi portatore di istanze di tipo egoistico e, quindi, particolaristiche, dovendo invece agire a tutela di interessi pubblici generali».<br /></blockquote><span style="font-weight: bold;">A questo punto a Surbo scattano le manifestazioni: il «campo nomadi» comunque non s’ha da fare</span>. «<span style="font-style: italic;">La situazione era pesantissima</span> - racconta Francesca Mariano, ex assessore all'immigrazione – <span style="font-style: italic;">avevamo paura di vederci </span><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" style="font-style: italic;" href="http://3.bp.blogspot.com/-gJbflODFI3Q/ThdRvBApJ5I/AAAAAAAAAIU/ojQU1JvHiFY/s1600/adriana%2Bpoli.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 100px; height: 148px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-gJbflODFI3Q/ThdRvBApJ5I/AAAAAAAAAIU/ojQU1JvHiFY/s320/adriana%2Bpoli.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5627056127589558162" border="0" /></a><span style="font-style: italic;">comparire davanti soggetti armati di pistola. Il prefetto di allora fece davvero l'ufficiale di governo, prese in mano la situazione e evitò una guerra civile</span>». In quell'occasione fu Gianfranco Casilli a convocare un vertice in prefettura il 29 gennaio 2007 e a convincere la Poli a cercare nuove soluzioni per masseria Ghermi. «<span style="font-style: italic;">Ho detto sì ad una condizione</span> - furono le parole della lady di ferro, per addolcire la sconfitta - <span style="font-style: italic;">di trovare soluzioni diverse che ci consentano di non perdere i finanziamenti</span>».<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Non fu così</span>: per costruire alcune delle abitazioni fisse del campo sosta Panareo, in effetti, si trovarono fonti di finanziamento diverse da quelle del Pon sicurezza. Ma che fine fece il milione di euro stanziato per ristrutturare l'immobile confiscato al clan Vincenti? «<span style="font-style: italic;">Ci è stato revocato</span>» risponde Maurizio Guido, dirigente comunale al patrimonio, il settore che dopo molti palleggiamenti si è visto scaricare la patata bollente di masseria Ghermi. «<span style="font-style: italic;">D’altronde era inevitabile: i tecnici del Ministero hanno verificato che il progetto di campo Rom, per cui era stato erogato il finanziamento, non era mai stato attuato e quindi si sono ripresi i fondi</span>».<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Così, tra scontri politici e sentenze giudiziarie, progetti messi a punto con anni di ritardo e poi cancellati da vertici in prefettura</span>, i tre grandi spiazzali di cemento strappati al boss Vincenti trovano una nuova destinazione il 25 maggio del 2009, con una delibera della giunta di Paolo Perrone: un centro allog<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-fiuNAFrm1d8/ThdSXHtKIAI/AAAAAAAAAIc/cdnd6TVfahI/s1600/ghermi%2B2.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 320px; height: 198px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-fiuNAFrm1d8/ThdSXHtKIAI/AAAAAAAAAIc/cdnd6TVfahI/s320/ghermi%2B2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5627056816581648386" border="0" /></a>gio per senzatetto, con un finanziamento richiesto di due milioni e centomila euro. Accordato nei giorni scorsi, come tutti i mezzi di informazione locale hanno comunicato (<a href="http://www.20centesimi.it/blog/2011/07/06/dai-boss-al-bene-comune/">qui</a> l'articolo di 20 centesimi).<br /><span style="font-weight: bold;">Il gioco dell'oca del riutilizzo di Masseria Ghermi è ripartito dal via, stavolta con un finanziamento doppio: speriamo che esercitare la memoria (e magari la vergogna) aiuti a non perdere anche questo.</span><br /><br />Photocredits: Brandi2010-TeleRama, La Repubblica, Comune di Surbo, Biancoenerored.wordpress, atsl.itDanilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-52575197317532234932011-07-05T02:58:00.000-07:002011-07-05T02:58:02.101-07:00Lo spettro di Rosarno, le angurie di Nardò<b>C'è un cocktail esplosivo al gusto di anguria</b>, che la tramontana sta shakerando nelle campagne salentine. Si scrive Nardò, si legge Rosarno. Come la località calabrese nella quale scoppiò la rivolta degli schiavi delle arance. Esplosero nel 2010 gli scontri tra i 1500 immigrati impiegati in agricoltura, stufi dello sfruttamento e dell'intolleranza di cui erano oggetto, e i cittadini che viceversa erano stufi di quelle presenze estranee che cambiavano la faccia del paese. Scontri durissimi, ai quali probabilmente non era estranea la 'ndrina locale dei Bellocco. Niente del genere è mai accaduto a Nardò, la capitale del regno delle angurie nella quale fino a qualche anno fa le condizioni di vita e di lavoro degli immigrati non erano diverse da quelle di Rosarno: le ore massacranti sotto il sole a raccogliere frutti pesanti anche più di dieci chili, il sonno sfiancati dalla fatica in casolari abbandonati senza acqua né luce o direttamente sulla terra, sotto gli ulivi. Tutto per 30 euro a giornata, dopo la lauta cresta dei caporali che dal magro compenso in nero detraevano i denari per il trasporto, il cibo, perfino per il sorso d'acqua da bere sui campi arsi.<br />
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<b>Una situazione pronta ad esplodere</b>, fotografata nella <a href="http://www.ires.it/node/1504">ricerca</a> che l'Ires ha presentato sabato scorso a Roma. L'Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil ha misurato il «rischio <a href="http://4.bp.blogspot.com/-gVUiRNOk5PU/ThIsuKv7uOI/AAAAAAAAAHk/D8y27yZLjmk/s1600/Immagine.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5625608056210176226" src="http://4.bp.blogspot.com/-gVUiRNOk5PU/ThIsuKv7uOI/AAAAAAAAAHk/D8y27yZLjmk/s320/Immagine.jpg" style="float: right; height: 320px; margin: 0px 0px 10px 10px; width: 220px;" /></a>Rosarno» in Italia, con risultati inquietanti: la provincia di Lecce è nel gruppo delle peggiori 15 province d'Italia, con un rischio di conflitto sociale «molto alto». "Gli immigrati che lavorano in agricoltura - si legge - sono soprattutto uomini giovani che ricoprono attualmente un ruolo fondamentale nel lavoro stagionale per la sopravvivenza di tante imprese agricole. In queste zone, ci troviamo di fronte ad un sistema, quello agricolo, che utilizza il lavoro migrante perché risulta meno costoso e più vulnerabile. Lavoratori facilmente sfruttabili e ricattabili per la mancanza di permesso di soggiorno o per la necessita di rinnovarlo". La ricerca dell'Ires, più che come un campanello d'allarme, suona come una sirena d'emergenza alle orecchie di chi deve intervenire. Ma ha un difetto: si basa su dati tutti veri ma tutti vecchi, quando lo sfruttamento delle aziende e il sonno delle istituzioni generavano il mostro dello schiavismo.<br />
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<b>Molto è cambiato però nelle campagne di Nardò</b>, da quegli anni documentati dall'inchiesta che rappresenta la prima puntata dell'Indiano, il programma d'inchiesta di TeleRama. L'accoglienza, soprattutto: ha aperto i battenti Masseria Boncuri e rappresenta uno dei rari esempi in cui istituzioni diverse (il Comune di Nardò, che ne è proprietario; la Regione Puglia, che ne ha finanziato la ristrutturazione; la Provincia di Lecce, che ha acquistato le tende) hanno disinnescato senza litigare un problema esplosivo, grazie anche alla passione e al pragmatismo della cooperativa Finisterrae che gestisce il campo. Lo stato ci ha messo del suo: senza il fiato sul collo della prefettura di Lecce forse quelle istituzioni avrebbero ceduto alla tentazione sempre in agguato delle chiacchiere e delle polemiche. E anche le aziende hanno sentito quel fiato sul collo, materializzatosi per tutta la stagione nelle continue visite dell'ispettorato del lavoro: le angurie quest'anno sembravano un po' meno nere, il sommerso sembrava cominciare ad emergere.<br />
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<b>Poi, è arrivata la tramontana</b>. Che c'entra? C'entra, eccome. Perché senza caldo l'anguria non si vende. Il frutto dell'estate si mangia ghiacciato a fette da un euro l'una nei bar milanesi o nei ristoranti baresi per sfuggire all'afa che non ti lascia respiro. Niente afa, niente anguria: semplice. O poca, pochissima, molto meno di quanto i 1500 ettari di Nardò ne producano ogni giorno. Così i frutti dell'estate marci<a href="http://3.bp.blogspot.com/-AS_MLL_Qhvk/ThIvlRDBhWI/AAAAAAAAAHs/irfD8RDsxqg/s1600/Immagine.jpg"><img alt="" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5625611201816921442" src="http://3.bp.blogspot.com/-AS_MLL_Qhvk/ThIvlRDBhWI/AAAAAAAAAHs/irfD8RDsxqg/s320/Immagine.jpg" style="float: left; height: 265px; margin: 0px 10px 10px 0px; width: 287px;" /></a>scono tra la terra rossa, le aziende che cominciavano a mettersi in regola arrancano, le ore di lavoro sotto il sole sono due o tre al giorno. E tra i quasi mille immigrati accorsi nel reame dell'anguria comincia a serpeggiare la rabbia e la frustrazione, fomentate dai caporali, che ancora circolano a Nardò. Rabbia e frustrazione che fanno rima con quelle degli imprenditori che da quelle fette succose spremevano non meno di 25 milioni di euro a stagione. Non sono fiori di campo, quegli imprenditori: c'è qualcuno che ha anche precedenti penali e qualcuno che sembra vantare rapporti amichevoli con la Scu locale. E se la rabbia degli immigrati a braccia conserte si mescola con la frustrazione degli imprenditori dalle mani pesanti, gli sforzi di questi anni rischiano di essere stati spesi invano. E il cocktail al gusto d'anguria rischia di rivelarsi esplosivo, come non lo è stato mai.<br />
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<span style="font-size: 85%;">Photocredits: Fusco2008-TeleRama, Ires</span>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-57376188877140562332011-06-20T07:54:00.000-07:002011-06-20T09:21:10.058-07:00Teppisti cromatici/5: Il lido spaccatorre<span class="messageBody" style="font-family:inherit;font-size:small;"><span style="FONT-STYLE: italic"><span style="font-size:85%;">"e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte 'e manifestazioni e ste fessarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. è importante la bellezza: da quella scende giù tutto il resto" (i 100 passi)</span><br /></span></span><br /><strong><span style="font-family:inherit;">Personalissima rassegna della piccola bottega degli orrori stilistici salentini: colori incongrui, scelte infelici o semplici pugni nell'occhio che gonfiano di pinnacoli moreschi e sciabolate cromatiche il volto di una terra perfetta nella sua semplicità.</span><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"><span style="font-family:inherit;"></span></span></span></strong><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"><span style="font-family:inherit;">Un'immagine vale più di mille parole, si dice. E' struggente l'immagine del blu del mare dello jonio che fa rima con quel cielo che gronda calura che i salentini conoscono bene. Anzi no: sarebbe struggente, con la torre d'avvistamento calcinata dal sole che svetta tra il verdeamaro della macchia mediterranea sulla lingua di terra di Torre Lapillo. Skyline non più struggente, ma distrutto dal lido balneare che all'improvviso gli è cresciuto addosso, tirato su con squillanti travi bianche e insolenti teli arancio.</span></span></span><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"><span style="font-family:inherit;"></span></span></span><br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-XgTL-V9njYo/Tf9mLmomh0I/AAAAAAAAAHQ/5ZUi5UcorSw/s1600/lido%2Bspaccatorre%2B1.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 492px; DISPLAY: block; HEIGHT: 283px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5620323209517107010" border="0" alt="" src="http://2.bp.blogspot.com/-XgTL-V9njYo/Tf9mLmomh0I/AAAAAAAAAHQ/5ZUi5UcorSw/s320/lido%2Bspaccatorre%2B1.jpg" /></a><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"><span style="font-family:inherit;">Intendiamoci: i lidi balneari sono l'ultimo dei problemi di Torre Lapillo e Porto Cesareo, due marine devastate dall'abusivismo che negli anni '70 e '80 ha ingoiato dune, divorato campagne, risucchiato pinete per far posto a una distesa di cubicoli di cemento. Seconde case tricamere e servizi o alveari turistici dove inzeppare i vacanzieri, come lo scheletro dell'albergo costruito a 20 metri dal mare sequestrato dalla Finanza nel 2009 e restituito ai proprietari dal Tar l'anno dopo. </span></span></span><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"><span style="font-family:inherit;"></span></span></span><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-cb35L4LXbGU/Tf9mkOxnp_I/AAAAAAAAAHY/K0Ok6Jo2-gA/s1600/lido%2Bspaccatorre%2B2.jpg"><img style="TEXT-ALIGN: center; MARGIN: 0px auto 10px; WIDTH: 488px; DISPLAY: block; HEIGHT: 291px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5620323632609208306" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-cb35L4LXbGU/Tf9mkOxnp_I/AAAAAAAAAHY/K0Ok6Jo2-gA/s400/lido%2Bspaccatorre%2B2.jpg" /></a><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"><span style="font-family:inherit;">No, non è il lido spaccatorre segnalato da Gianfranco Budano <em>il</em> problema di quel grumo di abusivismo e arroganza che si è mangiato una delle coste più belle del Salento. Ma forse non concedere quella concessione balneare e lasciare quegli scogli sospesi tra il blu del mare e la rima del cielo a chi è capace di avventurarcisi, avrebbe conservato un'ultima immagine struggente in un paesaggio troppo devastato.<br /></span></span></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-size:small;"><br />Teppisti cromatici da segnalare? <a href="mailto:danilo976@libero.it">danilo976@libero.it</a> o "Danilo Lupo" su fb</span></span><span style="font-size:78%;"><span style="FONT-WEIGHT: bold"><br /></span></span><span style="font-size:78%;"><span style="FONT-WEIGHT: bold"></span></span>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-58789324869859726892011-06-11T10:07:00.000-07:002011-06-11T10:23:45.197-07:00Legittime provocazioniIeri ho fatto un esperimento. Ho scritto sul mio stato di facebook una provocazione e poi una cosa in cui - viceversa - credo profondamente. La provocazione era questa:<br /><span class="messageBody" ft="{"type":3}"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span class="messageBody" ft="{"type":3}">tentato dal non votare al referendum sul legittimo impedimento...</span></blockquote>La cosa in cui credo profondamente, invece, l'ho scritta quando mi è stato chiesto il perchè, ed era questa:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">perchè mi sono stancato della politica ossessionata dalla giustizia... e vorrei segnalare che nucleare e acqua sono questioni molto più importanti di cui si parla solo negli spazi liberi lasciati da avvocati e pm per riprendere fiato</span></blockquote>Apriti cielo: alcuni dei miei amici virtuali più bravi e preparati sono insorti. Un bravo giornalista, un bravo professore, un bravo magistrato, un bravo ambientalista, un bravo osservatore, un bravo giurista hanno articolato il perchè, a loro avviso, stessi sbagliando. Tra commenti e risposte ne è uscito un dibattito così interessante che mi pare un peccato lasciarlo lì a vegetare su uno status privato. E allora eccolo qui:<br /><br />Il bravo giornalista, <span style="color: rgb(51, 102, 255);">Emilio Mola</span>, ha scritto:<br /><span jsid="text"><blockquote style="font-style: italic;">ragà è la giustizia che va al primo posto. E' la (in)giustizia il cancro di questo paese. Se la giustizia funzionasse avremmo meno mafia (che tra fatturato e danni all'imprenditoria si fuma ogni anno centinaia di miliardi di euro al sud), m<span class="text_exposed_hide"></span><span class="text_exposed_show">eno corruzione (altri 120miliardi), meno evasione (altri centinaia di miliardi) e così via. Tutti soldi che resterebbero nelle nostre tasche e in quelle dello Stato. Quindi meno tasse, meno debito, e così via all'infinito. </span></blockquote><span class="text_exposed_show">E quando gli ho chiesto se è di questa giustizia che parla la politica o il referendum, la sua risposta è stata questa:<br /></span></span><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">certo che sì. Fino a che avremo politici criminali (casellario alla mano) interessati loro per primi a sfasciare la macchina della giustizia per evitarsi la galera, resterà tutto così com'è. Il legittimo impedimento è l'ennesima mossa della politica in tal senso. Quindi è da qui che bisogna partire. Dobbiamo smetterla con l'idea che in Italia diventare un politico significa diventare un semidio</span></blockquote>A lui la mia risposta è stata questa:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">purtroppo del funzionamento vero della giustizia in italia non mi sembra che freghi granchè a nessuno. spiego cosa intendo per funzionamento vero.<br />primo: la criminalizzazione della marginalità sociale, che ha farcito fino a fa<span class="text_exposed_hide"></span><span class="text_exposed_show">rle scoppiare le nostre carceri di disgraziati (immigrati e tossici, per lo più) che sono semplicemente le persone per le quali la società non ha trovato alternative a priori alla criminalità comune nè percorsi di reinserimento a posteriori nel contesto legale (nel nostro interesse, prima ancora che nel loro). si preferisce dare una risposta semplice e immediata alla domanda sociale di sicurezza (e se poi questa domanda sia reale o indotta è un altro discorso): creare discariche nel quale conferire la monnezza sociale. anche in questo caso, io sono per il riciclo.<br />secondo: il rapporto tra magistratura e polizia giudiziaria. sembra un dettaglio, ma è un nesso essenziale della legalità e anche della democrazia. la riforma della giustizia presentata da questo governo slega i due aspetti e la conseguenza è, a mio avviso, molto più pericolosa di cento legittimi impedimenti. oggi i giudici sono i garanti del rispetto delle regole nelle operazioni delle forze dell'ordine, domani questo controllo preventivo andrebbe a rompersi. qualcuno si ricorda ancora quel buco nello stato di diritto - al di fuori di qualsiasi controllo preventivo di legalità - che prese i nomi di diaz e bolzaneto a genova? ecco, appunto.<br />terzo: il costo delle liti temerarie e la velocità dei processi. anche qui, sembra un dettaglio ma non lo è. oggi chiunque si senta danneggiato da una decisione dello stato (ma anche da un articolo di giornale, ad esempio) fa causa. tanto non costa niente e anche se il ricorso è strampalato e evidentemente infondato, avrà ottenuto quanto meno di rallentare l'esecuzione della decisione (o magari di intimidire l'autore dell'articolo). se invece ci fosse una multa salata che sanziona la lite temeraria, che dica che aver fatto ricorso è un tranello bello e buono alla giustizia effettiva, le opere pubbliche non sarebbero decise dai tribunali (vedi 275) o non languirebbero nelle aule di udienza (vedi fse) e non ci sarebbe l'eventualità di un'intimidazione a mezzo querela (o ancor di più, a mezzo risarcimento danni) verso articoli scomodi.<br />e ne avrei di quarti e di quinti e di dodicesimi e di cinquantasettesimi, ma per ora basta così.</span></span></blockquote>Il bravo giudice, <span style="color: rgb(51, 102, 255);">Pierpaolo Montinaro</span>, ha scritto:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">mi permetto di intervenire su questa tua poco convincente affermazione (forse più avventata che altro) x farti osservare che di acqua e nucleare si sia parlato di più che del legittimo impedimento e che l' idea complessiva dei referendum è <span class="text_exposed_hide"></span><span class="text_exposed_show">la riaffermazione del concetto di legalità. Ora so che non sarai mai d' accordo con me x il tuo spirito di contraddizione e di non accettazione del dissenso. Perciò ti anticipo che non interverrò più. </span></span></blockquote>E la risposta, in questo caso, suonava così:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">hai ragione quando definisci avventata la mia affermazione. infatti era - lo ripeto - una provocazione. però di legittimo impedimento (almeno a livello di slogan) avevamo tutti sentito parlare già nei mesi scorsi, se n<span class="text_exposed_hide"></span><span class="text_exposed_show">on altro per le polemiche furiose e le accuse incrociate che erano volate come al solito nel dibattito politico e in quello mediatico che ne viene trainato. io invece non ho visto nei tg la notizia della legge che obbliga a privatizzare la gestione dell'acqua. di nucleare si è parlato un po' di più, è vero, ma sempre infinitamente meno di qualunque lodo, leggina, normetta che riguarda i procedimenti giudiziari di berlusconi.</span></span></blockquote>Il bravo professore, <span style="color: rgb(51, 102, 255);">Stefano Cristante</span>, ha scritto:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">Ripristinare l'eccezionalità del legittimo impedimento rappresenta una restituzione simbolica di grande eguaglianza, condizione della quale abbiamo estremamente bisogno tutti. Stiamo abituandoci a un mondo in cui non crescono le diversità, ma le disparità più inverosimili. Occorre ristabilire un equilibrio tra i cittadini per rifondare una comunità consapevole. Soprattutto in Italia</span></blockquote>Il bravo osservatore, <span style="color: rgb(51, 102, 255);">Cesà Saracino</span>, invece ha scritto:<br /><span style="font-style: italic;" jsid="text"></span><blockquote><span style="font-style: italic;" jsid="text">Andare a votare contro il legittimo impedimendo a mio parere è lanciare un segnale forte nei confronti dei privilegi della politica...In realtà se pur un quesito che sicuramente non risolverà granchè, dato che non sarà impedendo al premier<span class="text_exposed_hide"></span><span class="text_exposed_show"> di cercare una scorciatoia per non comparire in udienza che si risolve il problema, purtroppo.. è comunque un picccolo passo! sarei il primo, se l'accesso alla carriera politica fosse vincolato al rispetto di requisiti ben precisi, ad ipotizzare addirittura un istituto vicino all'immunità parlamentare...tale da allontanare ogni sospetto dalla fantastica invenzione della cosiddetta magistratura politicizzata. Ma verrà mai impedito a condannati e indagati di candidarsi? La vedo veramente difficile....Dunque procediamo in questo senso ed andiamo a votare.</span></span></blockquote>Erano due punti di vista tutto sommato simili, ecco perchè la risposta è stata ad entrambi:<br /><blockquote style="font-style: italic;">in realtà la legge su cui siamo chiamati ad esprimerci domani non lede il principio di eguaglianza tra i cittadini. e spiego perchè. quando venne scritta e approvata, nel marzo 2010, effettivamente la legge sul legittimo impedimento stabiliva che berlusconi o i suoi ministri potevano usufruire del rinvio obbligatorio delle udienze che li riguardavano in caso di (autocertificati) impegni istituzionali. in pratica l'imputato decideva quando (e - di fatto - se) celebrare il processo e il giudice ubbidiva. detto così, ricorda quella canzone di de andrè in cui un magistrato si rivolge all'imputato con queste parole: "oggi un giudice come me, lo chiede al potere se può giudicare. tu sei il potere. vuoi essere giudicato? vuoi essere assolto o condannato?". detto così va bene non solo il referendum, ma anche la rivolta civile. il problema è che così non è. nel gennaio scorso la corte costituzionale, interpellata dalla procura di milano, ha riscritto le parti giudicate in contrasto con la costituzione e ha - di fatto - rovesciato<br /> il senso della legge. cioè con la legge su cui dobbiamo esprimerci domani il presidente del consiglio imputato può chiedere il rinvio dell'udienza accampando un legittimo impedimento, ma poi sta al giudice ordinario (cioè alla procura di milano) decidere se quell'impedimento è legittimo o meno e se il rinvio avrà luogo o no. quindi, con la riscrittura da parte della corte costituzionale, il giudice decide e l'imputato obbedisce, nè più nè meno di come succede già oggi: in base al codice penale qualunque imputato può chiedere il rinvio di un'udienza fornendo una motivazione che poi starà al giudice valutare. quindi in questo non c'è disparità tra i politici e i cittadini. allora perchè il referendum? perchè le firme sono state raccolte prima che la corte costituzionale si esprimesse, rovesciando di fatto la legge, e la corte di cassazione ha comunque dichiarato ammissibile il quesito che mira a cancellare una norma che - con queste premesse - è inutile, ma non dannosa. poi l'italia dei valori, che ha raccolto le firme, dice chiaramente (basta vedere il sito) che questo è un referendum su berlusconi. e questa è una legittima interpretazione politica, ci mancherebbe! ma è esattamente l'avvitamento su sè stesso del dibattito pubblico che mi ha profondamente stancato.</blockquote>Infine il bravo ambientalista, <span style="color: rgb(51, 102, 255);">Gianni Pède</span>, ha scritto:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">... fatte na doccia !</span></blockquote>E quando il bravo osservatore ha aggiunto un altro parere, cioè questo:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">...il discorso sulla politica ossessionata dalla giustizia che toglie spazio ai veri problemi del nostro paese, fila dritto....Ma quanto è intrecciata la matassa in questione? Sono i media e la politica che parlano troppo di giustizialismo<span class="text_exposed_hide">...</span><span class="text_exposed_show"> togliendo spazio al resto o quest'ultimi ne parlano perchè c'è un premier a tanti altri che usano la politica per pararsi il sederino? Dunque...è la giustizia politicizzata che toglie spazio ad altro o la classe politica che ha trovato una scorciatoia non per affrontare i problemi seri del paese ma per altro? Non pensate che di questa giustizia politicizzata se ne faccia un uso anche favorevole? Un Governo fermo da tre anni, e non certo per causa dei giudici, ha interesse a far parlare i media del suo operato o di un male insormontabile che paralizza le istituzioni? Non facciamoci prendere in giro ragazzi!!</span></span></blockquote>La risposta del bravo ambientalista è stata questa:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">... non fila mank'ar'k... è una classica giaculatoria dei media berlusconiani ... strano sfugga ai lupi cose de sto tipo ... cmq ... tant auguri !</span></blockquote>E la mia replica quest'altra:<br /><span jsid="text"><div id="id_4df3a10cb667d4b75505574" class="text_exposed_root text_exposed"><blockquote style="font-style: italic;">i media berlusconiani non dicono che la politica è ossessionata dalla giustizia, bensì che la giustizia è ossessionata dalla politica e più precisamente i giudici di milano sono ossessionati da berlusconi. ripeto per l'ennesima volta: la mi<span class="text_exposed_hide"></span><span class="text_exposed_show">a era una provocazione. ma rimango convinto che aver spostato tutto il peso del dibattito pubblico sulle bilance della giustizia abbia fatto molto comodo proprio a berlusconi, che di questo tema ha fatto il suo cavallo di battaglia e ci ha corso sopra per quasi vent'anni, prima di ritrovarsi azzoppato a milano.</span></blockquote><span class="text_exposed_show"></span></div></span>In capo a tutto avevo posto una premessa, che articolava meglio quell'osservazione in cui credo profondamente articolata all'inizio; e la premessa era questa:<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">premetto: la mia era una provocazione. che però segnala un fatto che a me sembra oggettivo: la politica è lo strumento che la società ha inventato per decidere come amministrare i beni comuni e per giustifica<span class="text_exposed_hide">...</span><span class="text_exposed_show">re in nome di quali idee e quali visioni del mondo si compiono quelle scelte. per cui il primo compito della politica è occuparsi di cose, cose concrete e assumere delle decisioni sulla gestione dei beni comuni. in italia, mi pare, di queste cose non si parla più: il dibattito pubblico è ipertroficamente avvitato in una discussione tutta politicistica sulla figura di berlusconi e sui suoi procedimenti giudiziari: il centrodestra per difenderlo, il centrosinistra per attaccarlo. questo è il dibattito pubblico che ci propinano, mentre di cose concrete non si parla più; e ci propinano tutti, da minzolini a santoro, da posizioni opposte. tranne ovviamente le solite lodevoli eccezioni (report e presa diretta, fondamentalmente) alle quali sembra che si stia aggiungendo (e subito sottraendo) current tv: in quegli spazi si parla ancora di gestione concreta dei beni comuni (l'acqua, la terra, l'economia, eccetera eccetera eccetera). ma sono nicchie che sfuggono a stento al dibattito politico dominante (e al dibattito mediatico a rimorchio) che è tutto centrato sulla classe politica, più che sulle decisioni collettive da prendere nella gestione dei beni comuni. da qui quella che - ribadisco - era una semplice provocazione che però segnala una stanchezza rispetto a un livello pubblico del dibattito che sembra la favola del fagiolo magico: una pianta che si sviluppa così ipertroficamente da raggiungere il cielo.</span></span></blockquote>Ma l'osservazione a mio avviso più ficcante l'ha fatta il bravo giurista, <span style="color: rgb(51, 102, 255);">Marco Nicolì</span>: lui si troverà a votare a Washington, essendo impegnato a lavorare nella World Bank. E la sua osservazione, disarmante nella sua semplicità e nettezza, è stata questa.<br /><span jsid="text"></span><blockquote style="font-style: italic;"><span jsid="text">una volta un caro amico disse "non si vota per dare segnali, ma con la prospettiva che quello per cui si vota venga approvato"... d'accordo che l'acqua e il nucleare sono piu' importanti, ma finche' abbiamo criminali al governo cosa credi sara' privilegiato, la tua acqua o i loro interessi?</span></blockquote>Qui non ho risposta: al di là delle provocazioni, mi sembra un ottimo motivo per andare a votare.Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-1240606973519167032011-06-06T12:44:00.000-07:002011-06-06T13:37:50.260-07:00L'università, una grande famiglia<div><br /><div>C'è un virus strisciante che infetta l'università italiana. E dal quale non è immune l'<span style="color:#cc0000;">Università del Salento</span>: si chiama <span style="color:#cc0000;">parentopoli</span>. Uno scandalo sordo, perché se qualunque sperduto municipio diventasse il nido di covate di figli e nipoti come accade negli atenei, il giorno dopo l'opposizione al sindaco farebbe fuoco e fiamme, gli esposti in procura fiorirebbero come i ciliegi in primavera e non si conterebbero i blitz di finanza, carabinieri e polizia. Strisciante, quel virus in università, perché nell'amministrazione universitaria non c'è opposizione, sulle scelte interne ad un'istituzione decisiva per il paese non c'è dibattito pubblico e la gestione è (giustamente) consociativa.<br /><br /><strong>Le obiezioni sono note</strong>: chi è un bravo professionista non va penalizzato solo perché figlio di un altro bravo professionista; chi assume un ruolo in ateneo lo fa tramite di un concorso p<a href="http://3.bp.blogspot.com/-_UUA2_Op2Jk/Te02nMAXS8I/AAAAAAAAAHA/UsOofxEPSo8/s1600/1%2Bok.jpg"><img style="MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 185px; FLOAT: right; HEIGHT: 254px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5615204357266426818" border="0" alt="" src="http://3.bp.blogspot.com/-_UUA2_Op2Jk/Te02nMAXS8I/AAAAAAAAAHA/UsOofxEPSo8/s320/1%2Bok.jpg" /></a>ubblico e a un esame dei titoli e delle pubblicazioni; l'università non è diversa dalla società, nella quale studi professionali e imprese private passano di padre in figlio in virtù di un legame di sangue, non di un primato conquistato sul campo.<br /><br /><strong>Facile sarebbe smontare quelle obiezioni</strong>: di bravi professionisti ce ne sono tanti, tantissimi, strano che la rosa si restringa improvvisamente quando si tratta di concorsi universitari; studi professionali e aziende private sono sul mercato e pagano le scelte infelici (leggi: il parente incompetente) perdendo clienti e fatturato; in università non accade la stessa cosa e le scelte infelici si fanno a spese altrui (leggi: contribuenti e studenti).<strong> Ma soprattutto</strong>, chiunque conosca le dinamiche universitarie sa che quei concorsi universitari sono solo formalmente aperti a qualsiasi risultato: in realtà sono cooptazioni di un ricercatore da parte di un gruppo scientifico o di un singolo docente. Prima si individua il vincitore, poi gli si cuciono addosso criteri su misura.<br /><br /><strong>Ma smontare quelle obiezioni è ancora più facile di così</strong>. Basta che ciascuno di noi frughi nella sua memoria e si chieda quante straordinarie teste sono volate via dal Salento impoverendoci tutti. Io l'ho fatto e di cervelli straordinari e di facce che li nascondevano me ne sono venuti in mente a pacchi. Cito solo tre storie, diversissime tra loro.<br /><br /><span style="color:#cc0000;">Giorgio</span>, 36 anni, rampollo del più importante istituto di credito salentino (e non solo). Aveva l'impero locale su un piatto d'argento, ha preferito rischiare in proprio e dopo la laurea in Bocconi ha voluto perfezionarsi a Princeton e infine rimanere negli Stati Uniti per insegnare nella <span style="color:#cc0000;">Northwestern University</span> di Chicago.<br /><br /><span style="color:#cc0000;">Andrea</span>, 32 anni, figlio di un dipendente delle Ferrovie dello Stato. Lui, sul piatto d'argento aveva solo i biglietti gratuiti del treno; gli sono serviti: ha scelto di studiare in un'università cattolica del nord Italia non per intima vocazione ma per una congrua borsa di studio. Oggi è uno dei pochi italiani che lavorano a Bruxelles per la <span style="color:#cc0000;">Commissione Europea</span>.<br /><br /><span style="color:#cc0000;">Antonio</span>, 22 anni, figlio di un ex consigliere regionale. È più giovane degli altri due, ma promette bene: non solo come blogger (i suoi bellissimi post potete leggerli <a href="http://lagentemormora.splinder.com/">qui</a>) ma anche come politico. Ha iniziato a far palestra nel luogo in cui si alleva la classe dirigente italiana, i cui giovani virgulti l'hanno stravotato come rappresentante studentesco nel cda della <span style="color:#cc0000;">Bocconi</span>, retto da Mario Monti.<br /><br />Ogni exploit personale di questi ragazzi, lontano dalla terra in cui sono nati, è un <span style="color:#cc0000;">successo</span> per loro e un <span style="color:#cc0000;">fallimento</span> per noi. Intendiamoci: svuotarsi della retorica del Salento d'amare per riempirsi delle idee che circolano nel mondo fa solo bene. Ma ogni testa che non torna <a href="http://1.bp.blogspot.com/-ULUyzTHhqf4/Te045sPfApI/AAAAAAAAAHI/ccIhZ3Hn_V4/s1600/image_gallery%2B1.jpg"><img style="MARGIN: 0px 0px 10px 10px; WIDTH: 320px; FLOAT: right; HEIGHT: 122px; CURSOR: hand" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5615206874180682386" border="0" alt="" src="http://1.bp.blogspot.com/-ULUyzTHhqf4/Te045sPfApI/AAAAAAAAAHI/ccIhZ3Hn_V4/s320/image_gallery%2B1.jpg" /></a>a casa piena di queste idee si traduce in una nazione e in un provincia un po' più asfittiche e un po' più ripiegate su sé stesse. Così torniamo a quel virus che infetta l'università italiana e anche quella del Salento. Qualche conto, qualche nome e qualche albero genealogico provò a farlo <span style="color:#cc0000;">l'Indiano</span> due anni e mezzo fa, quando il programma di <span style="color:#cc0000;">TeleRama</span> era ancora acerbo ma già si divertiva a sfrucugliare nelle magagne del Salento.<br /><br /><iframe width="425" height="349" src="http://www.youtube.com/embed/nL5Y2YTZSwo" frameborder="0" allowfullscreen></iframe><br /><br />Dopo la pubblicazione on line di questo pezzo risalente al dicembre 2008, la professoressa Cecilia Santoro (citata per il marito e i figli che lavoravano in ateneo) ha aggiornato le informazioni. E ha implicitamente allungato la lista delle storie con quella di <span style="color:#cc0000;">Daniele</span>, 35 anni, suo figlio. Sei anni di ricerca precaria nella facoltà salentina di Ingegneria e una prospettiva da un lungo, lunghissimo percorso da travet universitario. Meglio far la valigia e portare il suo cervello al servizio del <span style="color:#cc0000;">Barcelona Supercomputing Center</span>.<br /><br /><strong>Che c'entrano tutte queste storie con il virus che infetta l'università italiana e anche quella del Salento? C'entrano. <br />Perché a quell'ateneo questo territorio ha affidato una funzione: quella di selezionare la classe dirigente e arricchire di cervelli e idee la ricerca, l'economia, le professioni, la cultura. <br />E ogni parente incompetente - o semplicemente meno bravo - che viene assunto in università toglie il posto a qualcuno che troverà di meglio altrove, lontano dal Salento e dall'Italia. <br />Per fortuna sua. E per sfortuna nostra.</strong></div></div>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-66288554296889503892011-06-02T10:44:00.000-07:002011-06-03T12:50:35.293-07:00Teppisti cromatici/4: Il Convento delle meraviglie<span style="font-size:78%;"><span class="messageBody" style=" ;font-family:inherit;font-size:small;" ><span style="font-style: italic; font-weight: normal;">"e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte 'e manifestazioni e ste fessarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. è importante la bellezza: da quella scende giù tutto il resto" (i 100 passi)<br /></span></span><span style="font-size:small;"><br /><span style="font-family:inherit;">Personalissima rassegna della piccola bottega degli orrori stilistici salentini: colori incongrui, scelte infelici o semplici pugni nell'occhio che gonfiano di pinnacoli moreschi e sciabolate cromatiche il volto di una terra perfetta nella sua semplicità.<br /><br /></span></span><a href="http://3.bp.blogspot.com/-yzlkRgxGbH0/TefOdPnxl1I/AAAAAAAAAGk/LP4TvhupVE4/s1600/clps01.jpg"><img alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5613682462345500498" src="http://3.bp.blogspot.com/-yzlkRgxGbH0/TefOdPnxl1I/AAAAAAAAAGk/LP4TvhupVE4/s320/clps01.jpg" style="cursor: hand; display: block; height: 384px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 494px;" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold;"><span style="font-size:small;">Quarto teppista: Il convento delle meraviglie</span><br /><br /></span><span style="font-size:small;">Il resort si trova al centro perfetto della provincia di Lecce, sulla Galatina-Collepasso, formalmente in agro di Cutrofiano, praticamente a due passi da Noha e Aradeo. Fino a qualche anno fa passando per quelle campagne vedevi un edificio antico, munito di una cappella privata e di una modesta torretta in avanscoperta sulla strada. Ma il rito del "battezzo" non perdona, i freschi sposi hanno fame di location inedite dove servire gamberoni alla griglia, i cresimandi devono pur fare accomodare i parenti tra stucchi e latticini. Senza contare la convegnistica di settore (enogastronomico, ovviamente) e le cene elettorali, indispensabile corredo di un'elezione sicura. Così l'antico edificio viene risucchiato nel business delle cerimonie.<br /></span></span><br /><blockquote><span style="font-size:small;"><i>La struttura era, in origine, un convento e luogo di preghiera delle suore di S.S. Maria di Leuca e questa atmosfera si percepisce ancora per la presenza di una cappella votiva dedicata alla Madonna, per la pace che si respira nella tranquillità del parco tra piscine e fontane, e per il profumo inebriante delle zagare e delle essenze mediterranee.</i></span><br /><span style="font-size:small;"><i>(dal sito <a href="http://www.sangiorgioresort.it/">www.sangiorgioresort.it</a>)</i></span></blockquote><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;">L'edificio antico era - lo giuro - bello: un restauro accurato e rispettoso l'avrebbe reso bellissimo. Ma perché accontentarsi? Ed ecco sorgere pinnacoli moreschi e merli di pietra, crescere torrette bicolori sugli spigoli, spuntare palme caraibiche sul prato all'inglese. Le palme non fanno ombra? Niente paura, una tenda ipermoderna a spicchio d'arancia ombreggia le finestre, almeno quelle che non sono state trasformate in ogive gotiche sorrette da colonnine giallorosse. A salutare gli (incauti?) automobilisti un frontone con decorazioni dal vago sapore maya e due snelli corni di pietra.</span></span><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"> </span><span style="font-weight: bold;"><br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-pvpACgi3lhw/TefPiU5SsMI/AAAAAAAAAG0/jqZidQ7N18U/s1600/clps%2B03.jpg"><img alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5613683649172123842" src="http://1.bp.blogspot.com/-pvpACgi3lhw/TefPiU5SsMI/AAAAAAAAAG0/jqZidQ7N18U/s320/clps%2B03.jpg" style="cursor: hand; display: block; height: 397px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 443px;" border="0" /></a><br /></span><span style="font-size:small;">Uno dice: ce n'è abbastanza. E invece no: mancava ancora quel tocco unico e inimitabile, quel quid che renda l'idea del lusso. E cosa c'è di più lussuoso, agli occhi dei cresimandi di Cutrofiano e dei nubendi di Aradeo, dei convegnisti di Collepasso e degli elettori di Galatina, di un bel vetratone liberty? Magari con un rosone multicolor che ricordi la chiesa appena lasciata e un contorno di stelline in ferro battuto e leziosi riccioli metallici?</span><span style="font-weight: bold;"><br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-R2sr4GN_pWU/TefNIhFXoPI/AAAAAAAAAGc/SHHGuKPFzxc/s1600/clps%2B02.jpg"><img alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5613681006744150258" src="http://3.bp.blogspot.com/-R2sr4GN_pWU/TefNIhFXoPI/AAAAAAAAAGc/SHHGuKPFzxc/s320/clps%2B02.jpg" style="cursor: hand; display: block; height: 356px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 459px;" border="0" /></a><br /></span><span style="font-size:small;"><br /></span><span style="font-size:small;">A questo punto un dubbio s'insinua: non sarà, il convento delle meraviglie, come certe chiese barocche? Tanto abbacinante fuori quanto spoglio dentro? Anche a questo hanno pensato i cerimonieri del terzo millennio, che nel loro sito assicurano che l'interno rivaleggia con l'esterno per quantità e qualità di lusso:<i><br /><br /><br /></i></span></span><br /><blockquote><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:small;"><i>Una sala ricevimenti con stucchi, argenti, arazzi, specchi e stupende decorazioni contribuisce a rendere indimenticabile ed unico qualunque evento.</i></span></span></blockquote><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:100%;"><span style="font-size:small;">Povero San Giorgio, si starà rivoltando nella tomba: tanta fatica per uccidere il drago per poi ricevere come ricompensa l'intitolazione di una sala ricevimenti. Chissà se, a saperlo prima, lo rifarebbe ancora.</span></span></span><br /><span style="font-size:78%;"><span style="font-size:100%;"><span style="font-size:small;"> </span></span><span style="font-weight: bold;"><span style="font-size:100%;"><br /></span><a href="http://4.bp.blogspot.com/-5gjsCq6_Nsg/TefPGaaZYVI/AAAAAAAAAGs/vRmVse2vHpM/s1600/clps%2B04.jpg"><span style="font-size:85%;"><img alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5613683169616814418" src="http://4.bp.blogspot.com/-5gjsCq6_Nsg/TefPGaaZYVI/AAAAAAAAAGs/vRmVse2vHpM/s320/clps%2B04.jpg" style="cursor: hand; display: block; height: 326px; margin: 0px auto 10px; text-align: center; width: 460px;" border="0" /></span></a><span style="font-size:85%;"><br /></span></span><span style="font-size:85%;"><span style="font-size:small;"><br />Teppisti cromatici da segnalare? <a href="mailto:danilo976@libero.it">danilo976@libero.it</a> o "Danilo Lupo" su fb</span></span></span><span style="font-size:78%;"><span style="font-weight: bold;"><br /></span></span><span style="font-size:78%;"><span style="font-weight: bold;"></span></span>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-13080311312426985982011-05-29T07:16:00.001-07:002011-05-31T03:03:34.475-07:00Vecchi reati e nuova EcoMafia, parla la figlia del BossNon c'è molto da aggiungere alle parole di Tiziana Luce Scarlino, la figlia del boss di Taurisano noto come <em>Pippi Calamita </em>e dipendente dell'ati Lombardi-Cns, che gestisce l'appalto per i rifiuti nell'aro 6 dell'ato Lecce 2: 60 milioni di euro in nove anni. Il sospetto dei carabinieri, avvalorato da un'interdittiva antimafia della prefettura di Lecce e che gestori di fatto e soci occulti dell'appalto milionario fossero proprio Tiziana Scarlino insieme al marito Gianluigi Rosafio, condannato per smaltimento illecito di rifiuti aggravato da comportamenti mafiosi. "Ma i miei reati sono prescritti, non voglio pagare per le mie parentele" è l'autodifesa di Tiziana Scarlino nell'intervista andata in onda all'interno del TrNews Mattina di TeleRama il 28 maggio.<br /><br /><iframe height="349" src="http://www.youtube.com/embed/X8fEpl5MoVs" frameborder="0" width="425"></iframe><br /><br />A mio avviso rimangono però inevase alcune domande che pesano, non solo quelle sul passato, ma anche e soprattutto sul presente: come mai la Lombardi Ecologia assume proprio i due coniugi al vertice della gestione dell'immondizia? Chi comandava davvero nell'appalto milionario dei rifiuti di Otranto? Le risposte offerte da Tiziana Scarlino non mi paiono del tutto convincenti. <br /><br />Ma l'intervista solleva anche altre questioni che riguardano il dibattito pubblico.<br /><br /><strong>Prima questione</strong>: le interdittive antimafia. Non sono garantiste, perché puntano a prevenire i reati prima che siano commessi. Da un lato la legge dovrebbe colpire gli atti, non le intenzioni; dall'altro lato è forse più giusto piangere sul latte, una volta versato? La risposta a voi.<br /><br /><strong>Seconda questione</strong>: la prescrizione. La signora Scarlino la invoca (giustamente) e ricorda che in base ad essa è una persona incensurata. <blockquote>“<em>E' la legge, non l'ho scritta io. Evidentemente erano reati minori</em>”</blockquote> I liquami sversati nelle campagne, i reflui che hanno contaminato la falda, gli scarti illecitamente smaltiti in discarica sono considerati dalla Repubblica Italiana reati minori: non sarà il caso di farci un esame di coscienza? La risposta a voi.<br /><br /><strong>Terza questione</strong>, forse la più importante: durante la trasmissione del 28 maggio, aperta come sempre alle opinioni di chi assiste, è arrivata la telefonata di un telespettatore. Qual era l'opinione? Che il tanto vituperato <em>Pippi Calamita</em> tutto sommato tanto cattivo non era: nel suo paese, Taurisano, ma anche in tutta l'area del Capo di Leuca ha sostenuto e aiutato molte persone. E lo Stato come ha ripagato quel benefattore? Con condanne e sequestri, anche confiscando la fabbrica che Scarlino possedeva sulla Gallipoli-Leuca, all'altezza di Salve. <br /><br /><strong>Una bestemmia</strong>: quella fabbrica arrivò nelle mani del boss di Taurisano tramite uno dei peggiori strozzinaggi che siano stati provati in un'aula di tribunale, come potrete approfondire <a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/un-laboratorio-sociale-tra-le-bambole.html">qui</a>. Una bestemmia che però la dice lunga non solo sulla capacità della criminalità organizzata di mangiarsi l'economia sana, magari aiutata da qualche funzionario marcio annidato negli istituti di credito. Ma la dice lunga soprattutto sul consenso sociale che ha sostenuto la sacra corona unita, sull'acqua nella quale nuotava lo squalo della Scu. Non è arrivato il momento di rompere quel consenso? La risposta a voi.<br /><br /><strong>Post correlati:</strong><br /><br /><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/puzza-di-ecomafia-tremano-coop-rosse.html">Odor di ecomafia: tremano coop rosse, Confindustria e Pdl </a><br /><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/un-laboratorio-sociale-tra-le-bambole.html">Un laboratorio sociale tra le bambole della Scu </a>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-47319623328045693782011-05-29T06:42:00.000-07:002011-05-29T07:00:22.452-07:00Un laboratorio sociale tra le bambole della Scudi Danilo Lupo<br />Dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 20 marzo 2011<br /><br />Da tana della «tigre» a laboratorio dei mestieri: una metamorfosi difficile e lenta ma che potrebbe portare alla rinascita di uno dei più grandi beni strappato alla <strong>Sacra corona unita </strong>in provincia di Lecce. Un passo importante è stato compiuto negli ultimi giorni con la presentazione in Prefettura del progetto presentato dal Comune di Salve: l’obiettivo è ottenere dai fondi del Pon sicurezza i due milioni di euro con i quali il Comune potrà ristrutturare gli oltre 7mila metri cubi che il clan Scarlino riuscì a realizzare grazie all’usura. <br /><a href="http://1.bp.blogspot.com/-u_HF48QaIyA/TeJPe0txAUI/AAAAAAAAAF8/3b5JdEca9Jg/s1600/fabbrica%2B3.bmp"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 160px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-u_HF48QaIyA/TeJPe0txAUI/AAAAAAAAAF8/3b5JdEca9Jg/s200/fabbrica%2B3.bmp" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5612135476622328130" /></a><br />La grande fabbrica tessile confiscata alla criminalità organizzata spunta tra gli oleandri della statale che da Ugento porta a Leuca, all’altezza della zona industriale di Salve. Attraverso i rami di un fico spoglio che si è impadronito della facciata si legge ancora la scritta tracciata vent’anni fa per specificare chi fosse il nuovo padrone dell’azienda: Scarlino Luciana, la figlia di Giuse ppe, il boss di Taurisano noto come «Pippi Calamita». <br /><br />La sua società si chiamava «Tigre srl» e aveva preso il posto di quella dell’imprenditore di Presicce Ivano Paiano, la «Marta confezioni srl», che nei due capannoni di Salve fabbricava bambole di stoffa per conto terzi: un’attività esposta alle fluttuazioni del mercato e degli ordini. <br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Tw4Mz_Tw7gI/TeJP3GJhKYI/AAAAAAAAAGE/KdJXm9eG6Aw/s1600/fabbrica%2B1.bmp"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 160px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-Tw4Mz_Tw7gI/TeJP3GJhKYI/AAAAAAAAAGE/KdJXm9eG6Aw/s200/fabbrica%2B1.bmp" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5612135893618993538" /></a><br />La storia? Eccola. Quando Paiano si trova in difficoltà si rivolge alla sua banca: il funzionario, stando alle ricostruzioni degli inquirenti, da un lato gli nega il prestito ma dall’altro lo mette in contatto con il clan Scarlino. Saranno i 29 milioni di lire prestati direttamente da «Pippi Calamita» a rovinare Paiano, che nell’arco di pochi anni dovrà firmare assegni per 60 milioni e infine cedere la sua attività alla figlia del boss e alla sua «Tigre srl». <br /><br />Un’usura da capogiro, sancita definitivamente il 12 marzo 1997 dalla corte d’Appello di Lecce che comminò 33 anni di carcere a sei componenti della famiglia Scarlino, dal capobastone Giuseppe alla figlia Luciana. Avranno una storia più tortuosa i capannoni passati da Paiano al clan, confiscati definitivamente solo nel 2001 e assegnati al Comune di Salve sette anni dopo, il 24 luglio 2008. Nel frattempo l’abbandono manda in rovina un’attività economica nella quale lavorano non meno di cinquanta persone, tra operai e impiegati, e gli oltre mille metri quadri di copertura in amianto dei due capannoni si sfarinano lentamente, trasformando la fabbrica sulla statale 274 in una bomba ecologica. <br /><a href="http://2.bp.blogspot.com/-pNW96OblhuY/TeJQDLjFXsI/AAAAAAAAAGM/23FaFPUht9A/s1600/fabbrica%2B4.bmp"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 160px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-pNW96OblhuY/TeJQDLjFXsI/AAAAAAAAAGM/23FaFPUht9A/s200/fabbrica%2B4.bmp" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5612136101226831554" /></a><br />Proprio da qui parte il progetto del Comune di Salve: la sostituzione del tetto in amianto della fabbrica con nuovi tetti in regola con la normativa ambientale è il primo passo (e uno dei più costosi) del progetto discusso il 14 febbraio dal sindaco Vincenzo Passaseo assieme a Beatrice Mariano, il capo di gabinetto del prefetto Mario Tafaro. L’idea è di fare del grande immobile un «centro laboratoriale polifunzionale dei mestieri»: in pratica i ragazzi a rischio (di età compresa tra i 14 e i 21 anni) segnalati dai servizi sociali comunali della zona e dal tribunale dei minori troveranno nell’ex fabbrica del capoclan di Taurisano un luogo dove apprendere abilità artigianali: dall’arte della ceramica a quella della cartapesta, dal verde alla grafica, fino all’edilizia tipica, effettuando per quest’ultima esercitazioni pratiche nella «pajara» diroccata che sorge all’interno dei circa 4mila metri quadri di parco che circonda l’immobile. <br /><a href="http://3.bp.blogspot.com/-HKfZBzzX8II/TeJQPkssnQI/AAAAAAAAAGU/jpXM6emYQI8/s1600/fabbrica%2B2.bmp"><img style="float:left; margin:0 10px 10px 0;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 160px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-HKfZBzzX8II/TeJQPkssnQI/AAAAAAAAAGU/jpXM6emYQI8/s200/fabbrica%2B2.bmp" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5612136314136468738" /></a><br />Il progetto prevede anche la cucina e la sala mensa, quattro camere che possono ospitare complessivamente dieci persone, un’area relax e biblioteca, un’area ricreativa con angolo bar, ma anche una grande sala conferenze, evidentemente pensata anche per essere a disposizione della comunità di Salve per iniziative e manifestazioni. Per finire con le spese necessarie per gli impianti idrico, fognante, elettrico, di riscaldamento, elettrico e antincendio, ormai inservibili dopo vent’anni di abbandono. Totale del finanziamento richiesto: due milioni di euro, la cifra ritenuta necessaria per trasformare il frutto dell’usura in una struttura di recupero al servizio di un’intera comunità.<br /><br /><em>photocredits: TeleRama</em><br /><br /><strong>Aggiornamento: accordato il finanziamento di due milioni di euro dal Ministero dell'Interno al Comune di Salve. La rinascita della fabbrica delle bambole può diventare realtà.</strong><br /><br /><iframe width="425" height="349" src="http://www.youtube.com/embed/7Kih4H5yyWI" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-17119044239015082012011-05-26T09:49:00.000-07:002011-05-26T10:09:39.964-07:00Teppisti cromatici/3: il fungo di Acquarica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-__Rfg_NYcwU/Td6HuSahz3I/AAAAAAAAAeY/xFPo1neceT8/s1600/fungo+acquarica.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img src="http://4.bp.blogspot.com/-__Rfg_NYcwU/Td6HuSahz3I/AAAAAAAAAeY/xFPo1neceT8/s320/fungo+acquarica.JPG" border="0" height="320" width="240" /></a></div><i>"e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte 'e manifestazioni e ste fessarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. è importante la bellezza: da quella scende giù tutto il resto" (i 100 passi)</i><br /><br />Personalissima rassegna della piccola bottega degli orrori stilistici salentini: colori incongrui, scelte infelici o semplici pugni nell'occhio che gonfiano di pinnacoli moreschi e sciabolate cromatiche il volto di una terra perfetta nella sua semplicità.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Terzo teppista: il fungo di Acquarica</span><br /><br />La pioggia, si sa, fa spuntare i funghi. Ma che i funghi contengano l'acqua questo no, non si sapeva. Invece succede ad Acquarica del Capo: la prima delle vostre segnalazioni sui teppisti cromatici in giro per la provincia arriva da Francesca Pizzolante. Che tornando a casa sua, si è vista spuntare davanti questo colossale cardoncello bianco, finemente (?) screziato.<br /><br />Si dovrebbe trattare di una sorta di imbuto per la raccolta delle acque piovane; ma a parte i dubbi sull'utilità del fungo raccoglipioggia, la domanda è: quanto sarà stato pagato il progettista che ha "decorato" con questo oggetto misterioso, a metà tra il sarchiapone di Walter Chiari e un pleurotus albino, l'ingresso (come vedete <a href="http://www.panoramio.com/map/#lt%3D39.902077%26ln%3D18.251484%26z%3D-3%26k%3D2%26a%3D1%26tab%3D1">qui</a>) di Acquarica del Capo?<br /><br />Appendice dedicata a una seconda segnalazione, stavolta in positivo: una settimana dopo il pezzo sul Sedile comandacolore, Rocco Longo ha scattato le foto che vedete qui. Il monumento cinquecentesco è tornato ad una (più) sobria illuminazione candida. Non sappiamo se per scelta dell'assessore Alfarano (e chissà quanto gli sarà costato non accendere i neon giallorossi nel sedile durante la festa della salvezza del Lecce) o semplicemente perchè questo, come accadeva su Postalmarket, è il mese del bianco.<br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-U3dPGMGh1xA/Td6H6bDkGYI/AAAAAAAAAec/fi1G6TERXYA/s1600/sedile+bianco+1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img src="http://3.bp.blogspot.com/-U3dPGMGh1xA/Td6H6bDkGYI/AAAAAAAAAec/fi1G6TERXYA/s200/sedile+bianco+1.jpg" border="0" height="200" width="149" /></a></div><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br /><br />Teppisti cromatici da segnalare? danilo976@libero.it o "Danilo Lupo" su fb20centesimihttp://www.blogger.com/profile/11401641994459612569noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-79342443677223049712011-05-24T18:32:00.000-07:002011-05-24T19:12:56.804-07:00"Io, figlia del Boss: e allora?"Non è piaciuta a tutti, <a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/puzza-di-ecomafia-tremano-coop-rosse.html">la storia dell'appalto</a> che puzza di spazzatura e di mafia che pochi raccontano. Non al presidente <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Pdl </span>dell'Ato, il primo a farsi sentire. Forse neanche alla coop rossa e al socio della <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Marcegaglia</span>, che si giocano una partita delicata quaggiù nel tacco d'Italia. Soprattutto non è piaciuta alla figlia del boss, che ci ha tenuto a farlo sapere, con una autodifesa <a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-vh3u9ZevX5c/TdxdlwZPp3I/AAAAAAAAAFM/LPCUPxKH5fo/s1600/rifiuti.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 263px; height: 176px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-vh3u9ZevX5c/TdxdlwZPp3I/AAAAAAAAAFM/LPCUPxKH5fo/s320/rifiuti.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5610462139024123762" border="0" /></a>accorata e argomentata. E si capisce perché: la storia dell'appalto dei rifiuti nell'entroterra di Otranto non era raccontata in modo tenero. E neanche neutro. Era approfondita, nella volontà di capire quali e quanti sono gli interessi dentro la nostra pattumiera quotidiana, gli affari che si muovono in superficie, a pelo d'acqua ma anche al di là dello specchio.<br /><br />A <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Silvano Macculi</span>, presidente Pdl dell'Ato Lecce 2, quella storia non è piaciuta. E ha voluto far sapere subito due cose.<br /><br />La prima: che il Pdl non c'entra nulla perché non governa l'Ambito territoriale ottimale che decide le sorti (e gli appalti) della spazzatura nel centro della provincia; certo, lui ne è presidente, ma è maggioranza il centrosinistra. A dire il vero nell'organo di governo dell'Ato le proporzioni tra i sindaci sono più complicate: 8 centrosinistra, 8 centrodestra più la centrista <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Ada Fiore</span>. Un equilibrio così delicato, che alla fine a decidere è il presidente, cioè lo stesso Macculi grazie anche allo statuto che ne blinda la postazione e le funzioni. Ed è giusto che sia così: esporre un organismo composto da più di 40 campanili a continui ribaltoni politici sarebbe stato letale. E però è un fatto <a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-HHPpZ1KpoFM/TdxeUB5VuJI/AAAAAAAAAFU/qKnbtArYt9A/s1600/macculi.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 248px; height: 162px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-HHPpZ1KpoFM/TdxeUB5VuJI/AAAAAAAAAFU/qKnbtArYt9A/s320/macculi.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5610462933996124306" border="0" /></a>che il presidente dell'Ato Lecce 2 sia l'asso di briscola nella gestione dei rifiuti da queste parti. Ed è un fatto anche che sia un astro ascendente del Pdl salentino.<br /><br />La seconda: che lui ha tenuto gli occhi ben aperti su quell'appalto, tanto da aver chiesto subito (com'è previsto dalla legge) la certificazione antimafia sulle ditte vincitrici, ovvero <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Lombardi Ecologia</span> e <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Cns</span>. E che fin da subito ha iniziato a contestare le pecche della <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Menhir </span>(la società figlia di Lombardi Ecologia e Cns) nella raccolta dei rifiuti. E ha tenuto gli occhi aperti anche riservatamente, senza troppi strepiti ufficiali. Questo dice Macculi e non c'è motivo di non credergli. Va però detto anche che chi ha guardato storto fin dal primo momento la società figlia che aveva preso il posto delle due società madri erano i burocrati degli uffici. E che la certificazione antimafia è stata richiesta quando l'appalto da 60 milioni è stato assegnato: ma i problemi sono nati subito dopo, con l'assunzione di Gianluigi Rosafio e Tiziana Scarlino, le due figure intorno alle quali ruota l'interdittiva antimafia della prefettura. Se virus criminale c'è, è arrivato dopo le analisi del sangue.<br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-BvFVO4vu7E0/TdxgCBxZjUI/AAAAAAAAAF0/nIBC85y8e8Q/s1600/ecologia%2Blombardi.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 217px; height: 161px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-BvFVO4vu7E0/TdxgCBxZjUI/AAAAAAAAAF0/nIBC85y8e8Q/s320/ecologia%2Blombardi.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5610464823748431170" border="0" /></a><br />Non è noto se la storia sia piaciuta al Cns, il colosso della cooperazione rossa con sede bolognese, e alla Lombardi Ecologia, la ditta barese partner negli affari del gruppo Marcegaglia in terra pugliese. Non è noto ma una cosa è certa: tra le visite internet registrate da questo blog nel periodo di pubblicazione di quel pezzo, 88 sono venute da <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Bari </span>e 12 da <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Bologna</span>. Chissà che di qualche visita non va ringraziata qualcuna delle ditte in ballo?<br /><br />Di sicuro chi ha visitato questo blog e letto quella storia, è stato uno dei protagonisti della storia stessa: <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Tiziana Luce Scarlino</span>, moglie di <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Gianluigi Rosafio</span> e figlia di <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Giuseppe Scarlino</span>, il boss della Scu di Taurisano. Perché ripeterle, queste parentele? Perchè il cuore dell'interdittiva antimafia è tutto lì: una sentenza d'appello del febbraio scorso ha stabilito che Rosafio ha inquinato terra e acqua sversando rifiuti dopo aver fatto piazza pulita dei concorrenti con modalità mafiose. Facendo pesare quella parentela: era il genero di <span style="font-style: italic;">Pippi Calamita</span>, sposato con la figlia del boss.<br /><blockquote style="font-style: italic;">Egregio sig. Lupo, LA FIGLIA DI UN BOSS non puo lavorare??????????Siamo in un paese con repubblica democratica nella quale le figlie dei Boss hanno diritto a lavorare, sopratutto quando lo fanno onestamente e con il prorio sudore. Come per altro accade per i giornalisti e i dirigenti sindacali...diritto di lavorare per tutti.<br />Oltretutto vorrei capire se essere la figlia di una persona definita BOSS che sconta la sua pena è una colpa o un reato???</blockquote>Così ha commentato l'articolo che la riguardava Luciana Scarlino: un'autodifesa accorata e argomentata, dicevamo. E che non ha risparmiato quei sindacalisti che avevano raccontato di un certo imbarazzo al momento di sedersi al tavolo di trattativa con genero e figlia di <span style="font-style: italic;">Pippi Calamita</span>.<br /><br /><blockquote style="font-style: italic;">Poi vorrei precisare a tutti voi sindacati se avevate imbarazzo a sedersi accanto alla mia persona, se avvertivate lo stesso disagio quando interloquivate con me in quanto dipendente per chiedere l'assunzione dei propri dirigenti sindacali o favoritismi ai propri iscritti....semmai se di disagio può parlare questi sindacati...potevano avere il disagio nei miei confronti solo per il confronto intellettuale..Questo sindacato se tale si può definire, dovrebbe tutelare i propri lavoratori iscritti anzichè fare terrorismo a spese delle persone che lavorano.</blockquote>Infine una precisazione e una richiesta, rivolta a chi ha raccontato quella storia:<br /><br /><blockquote style="font-style: italic;">Fa comodo menzionare atti processuali ancora in corso che non mi vedono condannata definitivamente e comunque non per reati di mafia. Vorrei dargli la mia iscrizione sindacale...o è troppo razzista per accettarla???sig.Lupo mi auguro che queste parole la facciano riflettere,Per continuare a credere di vivere in uno stato di diritto mi auguro che si faccia piena luce su quanto mi avete ingiustamente attribuito.</blockquote>Riflettere è sempre giusto: nessuno ha da spiegare verità piegate in tasca, in un blog, da una tv o su un giornale. Ma per arrivare a verità provvisorie e relative non si può che approfondire le decisioni dei giudici, cioè gli uomini ai quali lo stato (ovvero noi) ha delegato il compito di ascoltare accuse e analizzare difese, interrogare testimoni e esaminare prove. Per poi prendere decisioni, che non sono perfette ma sono le uniche legittime.<br /><blockquote style="font-style: italic;">Gentile signora Scarlino, una premessa: razzista è esattamente l'ultima cosa che mi sento di essere. se non altro perchè sono figlio e nipote di emigranti e quindi so quanto il sospetto e il pregiudizio possano pesare, anche ingiustamente. ma qui non si tratta di pregiudizi, bensì di giudizi: come lei sa meglio di me, il primo grado del processo l'ha vista condannata per i reati contestati, mentre nel secondo grado è intervenuta la prescrizione: il che non equivale ad assoluzione ma comunque fa di lei - questo è bene sottolinearlo - una persona incensurata. la legge è legge, mi sono permesso di dire a chi polemizzava con quella prescrizione. ma la legge è legge anche quando riguarda le interdittive antimafia che, com'è noto, sono un atto cautelare: cioè non servono a punire dei reati ma a prevenirli. sono d'accordo: non è una colpa o un reato essere la figlia di un boss, ma i reati se mai sono stati commessi (stando a quanto stabilito nei primi due gradi di giudizio) smaltendo rifiuti in maniera illecita: è un precedente che merita attenzione oppure no? ancora una volta ribadisco: l'aggravante mafiosa riguarda solo e soltanto suo marito e solo e soltanto nel secondo grado di giudizio, mentre nel primo grado altri giudici non l'hanno ritenuta fondata. ad oggi, però, la realtà è quella di una condanna d'appello con l'articolo 7 delle aggravanti mafiose del reato commesso.<br /></blockquote>Fin qui la ricostruzione giudiziaria. Ma una cosa, nell'autodifesa di Tiziana Scarlino, è assolutamente vera: c'è ancora un grado di giudizio, la cassazione, che potrebbe ribaltare un'altra volta il punto dell'aggravante mafiosa. Una corte, l'ultima, potrebbe rovesciare defitivamente la lettura di quello che successe in quel lontano 2002 e quindi quello che sta succedendo oggi tra i rifiuti di Otranto e le prefetture di mezza Italia. D'altronde l'appello ha già sconfessato il primo grado e pare che in cassazione Gianluigi Rosafio si stia attrezzando con i migliori penalisti sulla piazza nazionale. E se quel verdetto cambiasse tutto? O se anche non cambiasse nulla, non è comunque giusto ascoltare chi si professa innocente? Ecco il perché della proposta finale<br /><blockquote style="font-style: italic;"><br />le propongo un'intervista in cui lei possa dire tutto quello che, a suo parere, discolpa e giustifica lei e suo marito e possa rispondere a tutte le domande e i dubbi che legittimamente le porrò: accetta? </blockquote><br />Una proposta che ha ricevuto risposta, qualche ora dopo.<br /><br /><blockquote style="font-style: italic;">ci ho pensato tutta la notte ...alla fine forse la dovrò anche ringraziare, accetto l'intervista se lei è ancora disponibile...</blockquote>Sono ancora disponibile: i contatti sono stati avviati e molto presto ascolterete e leggerete tutta intera l'autodifesa della figlia del boss.<br /><br /><br /><span style="font-weight: bold;">Articoli correlati:</span><br /><br /><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/puzza-di-ecomafia-tremano-coop-rosse.html">Odor di ecomafia: tremano coop rosse, Confindustria e Pdl</a>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-3116727089426075042011-05-19T06:00:00.000-07:002011-05-31T02:52:21.237-07:00Odor di ecomafia: tremano coop rosse, Confindustria e Pdl<span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >C’è un</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >a storia, nel tacco d’Italia, c</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >he </span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >puzza di mafia e spazzatura.</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" > La storia di un appalto che</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" > pochi</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" > raccontano perché non piace a nessuno. Non piace alla sinistra perché uno dei vincitori dell’appalto è u</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >n coloss</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >o della cooperazione rossa, cara a <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Pierluigi Bersani</span>. Non piace alla dest</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >ra perché l’appalto è stato assegnato dall’ente guidato da uno dei più p</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >romettenti pupilli di <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Raffaele Fitto</span>. Non piace alla Confin</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >dustria perché l’altro vincitore dell’appalto è uno dei soci pugliesi di <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Emma M</span></span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" ><span style="color: rgb(0, 0, 0);">arcegaglia</span>. E non piace al sindacato perché al tavolo delle trattative si sono seduti senza troppo imbarazzo anche dirigenti delle orga</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >nizzazioni dei lavoratori.<br /><br /></span><!--[if gte mso 9]><xml> <w:worddocument> <w:view>Normal</w:View> <w:zoom>0</w:Zoom> <w:trackmoves/> <w:trackformatting/> <w:hyphenationzone>14</w:HyphenationZone> <w:punctuationkerning/> <w:validateagainstschemas/> <w:saveifxmlinvalid>false</w:SaveIfXMLInvalid> <w:ignoremixedcontent>false</w:IgnoreMixedContent> <w:alwaysshowplaceholdertext>false</w:AlwaysShowPlaceholderText> <w:donotpromoteqf/> <w:lidthemeother>IT</w:LidThemeOther> <w:lidthemeasian>X-NONE</w:LidThemeAsian> <w:lidthemecomplexscript>X-NONE</w:LidThemeComplexScript> <w:compatibility> <w:breakwrappedtables/> <w:snaptogridincell/> <w:wraptextwithpunct/> <w:useasianbreakrules/> <w:dontgrowautofit/> <w:splitpgbreakandparamark/> <w:dontvertaligncellwithsp/> <w:dontbreakconstrainedforcedtables/> 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style="font-size:100%;">alto è quello per la gesti</span><span style="font-size:100%;">one dei rifiut</span><span style="font-size:100%;">i nei 21 comuni dell’entroterra di </span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(153, 0, 0);">Otranto</span>, qualcosa come <span style="color: rgb(0, 0, 0);">60 milioni di euro</span> in 9 anni. Mica spiccioli. Spazzatura maleodorante che si traduce in banconote fruscianti: peccato che ci siano anche </span><span style="font-size:100%;">gli uomini della sacra corona unita</span><span style="font-size:100%;"> tra i re Mida che trasformano la</span><span style="font-size:100%;"> monnezza in oro, secondo le informative dei carabinieri e le interdittive della prefettura. La quarta mafia che in riva all’Adriatico sarebbe riuscita a fare il salto e a passare dalle estorsioni e dal traffico di droga al business milionario dei rifiuti.</span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">La storia è questa: nel 2009 l’Ato Lecce 2, presieduta da <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Silvano Macculi</span>,</span><span style="font-size:100%;"> </span><span style="font-size:100%;">a</span><span style="font-size:100%;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-MgI6TS2qjAQ/TdUcGtRCFcI/AAAAAAAAADk/0l9TiFnJeI8/s1600/macculi.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 151px; height: 100px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-MgI6TS2qjAQ/TdUcGtRCFcI/AAAAAAAAADk/0l9TiFnJeI8/s400/macculi.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5608419812515648962" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;">s</span><span style="font-size:100%;">tro ascendente del Pdl salentino, b</span><span style="font-size:100%;">andisce una gara d’appalto per la gestione e </span><span style="font-size:100%;">l</span><span style="font-size:100%;">a</span><span style="font-size:100%;"> raccolta dei rifiuti ne</span><span style="font-size:100%;">ll’A</span><span style="font-size:100%;">ro 6, una delle fette </span><span style="font-size:100%;">in cui è</span><span style="font-size:100%;"> suddivisa la torta della spazzatura in </span><span style="font-size:100%;">provincia di </span><span style="font-size:100%;">Lecce. A vinc</span><span style="font-size:100%;">ere l</span><span style="font-size:100%;">a gara è l’associazione temporanea di i</span><span style="font-size:100%;">mprese tra la Lom</span><span style="font-size:100%;">bardi Ecologia e il </span><span style="font-size:100%;">Cns. Chi sono?</span> </p><p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Lombardi Ecologia</span> è una storica impresa ambientale con sede a <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Conversan</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(102, 0, 0);">o</span>: Rocco Lombardi, <a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/-OjhOvbHV910/TdUc7HJPKEI/AAAAAAAAAD0/xUU_ks5q5gs/s1600/marcegaglia.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 140px; height: 140px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-OjhOvbHV910/TdUc7HJPKEI/AAAAAAAAAD0/xUU_ks5q5gs/s320/marcegaglia.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5608420712815470658" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;">il suo titolare, è cavaliere del lavoro e, da quando i <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Marcegaglia</span> sono diventati i padroni di tutte le discariche e gli impianti pugliesi, è socio in diverse attività d</span><span style="font-size:100%;">el gruppo della preside</span><span style="font-size:100%;">nte di Confindustria. T</span><span style="font-size:100%;">anto che, forse per un caso o forse grazie a questa consolidata amicizia, i </span><span style="font-size:100%;">principali affari della Lomba</span><span style="font-size:100%;">rdi fuori Puglia sono in provincia di <span style="color: rgb(153, 0, 0);">Mantova</span>, </span><span style="font-size:100%;">patria dei Marcegaglia. </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);"><br /></span></span></p><p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">Cns</span>, invece, sta per Consorzio nazionale servizi. Un gigante che </span><span style="font-size:100%;">raggruppa 23</span><span style="font-size:100%;">0 imprese e nel 2009 ha fatturato poco meno di 600 milioni di eur</span><span style="font-size:100%;">o (q</span><span style="font-size:100%;">uasi 50</span><span style="font-size:100%;"> in Puglia) e </span><span style="font-size:100%;">ha sede a <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Bolo</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(102, 0, 0);">gna</span>, in via della Cooperazione. Non a c</span><span style="font-size:100%;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/-EvodYwznHxA/TdUd2oA9oRI/AAAAAAAAAEE/73eKAWqZB8Y/s1600/fatturato.png"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 360px; height: 179px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-EvodYwznHxA/TdUd2oA9oRI/AAAAAAAAAEE/73eKAWqZB8Y/s320/fatturato.png" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5608421735251419410" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;">aso: il Cns a</span><span style="font-size:100%;">derisce alla <span style="color: rgb(0, 0, 0);">L</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">ega delle cooperative</span>, l’organizzazi</span><span style="font-size:100%;">one delle coop rosse che non solo</span><span style="font-size:100%;"> in <span style="color: rgb(102, 0, 0);">E</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(102, 0, 0);">milia</span> è l’architrave economico del mo</span><span style="font-size:100%;">ndo che ieri si riconosceva nel Pci e oggi nel Pd.</span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"><br /></span></p><p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">Due imprese diversissime che si ritrovano insieme nella gara per gestire la spazzatura dell’Aro 6: con queste credenziali, ovviamente, vincono a mani basse</span><span style="font-size:100%;">. L’ati <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Lombar</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">di-Cns</span>, però, decide di non mettere le mani direttamente nella monnezza di Otranto: creano una società figlia</span><span style="font-size:100%;">, chiamata <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Menhir</span>. Con una spartizione meticolosa della torta: 55% a Lombardi (che quindi comanda), 45% a Cns (che quindi guadagna). Potevano farlo? Qualche dubbio c’è, tanto più che il Cns delega la sua quota prima a una conso</span><span style="font-size:100%;">rziata bolognese, che però rifiuta, e poi all’unica cooperativa locale, la <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Supernova</span>. Ma non è questo il punto.</span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">Il punto finito sotto la lente di carabi</span><span style="font-size:100%;">nieri e prefettura è che la <span style="color: rgb(102, 102, 102);">Menhir</span>, come il capitola</span><span style="font-size:100%;">to le impone, assume gli spazzini che già erano al lavoro nei 21 comuni prima del nuovo appalto. E poi fa delle assunzioni ex novo: e tra </span><span style="font-size:100%;">i nuovi assunti, arrivano nella Menhir anche <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Tiziana Luce Scarlino</span> e <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Gianluigi Rosafio</span>. </span></p><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" > Tiziana Scarlino ha u</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >n cognome pesante, da queste parti: è la figlia di <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Giuseppe Scarlino</span>, il boss della sacra corona unita di <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Taurisano</span> affiliato al <span style="color: rgb(0, 0, 0);">clan Tornese</span> di <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Monteroni </span>e che tutti conoscono come <span style="font-style: italic; color: rgb(0, 0, 0);">Pippi Calamita</span>. Il boss del <span style="color: rgb(102, 0, 0);">capo di Leuca</span> è in carcere da quasi vent’anni: «fine pena mai», la sua condanna. Così non ha potuto </span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >neanche accompagnare all’altare sua figlia Tiziana, quando si è sposata con Gianluigi Rosafio. Uniti nella buona e nella cattiva sorte, anche giudiziaria: marito e moglie sono finiti sotto processo per traffico illecito di rifiuti per una serie di reati commessi tra il 2002 e il 2003. Anc</span><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" style="color: rgb(102, 102, 102);" href="http://2.bp.blogspot.com/-k-rFMpDiw-I/TdUlfhsgQYI/AAAAAAAAAFE/j6tp3eX44rE/s1600/giudici.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 255px; height: 280px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-k-rFMpDiw-I/TdUlfhsgQYI/AAAAAAAAAFE/j6tp3eX44rE/s320/giudici.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5608430134511026562" border="0" /></a><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >he grazie alla copertura di qualche carabiniere corrotto, pericolosi reflui industriali e put</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >ridi liquami di fogna venivano smaltiti contro legge. In impianti di depurazione inadeguati, in discariche che non potevano riceverli; in qualche caso addirittura scaricati in campagna o in poz</span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >zi che andavano ad avvelenare la falda acquifera.<br /></span><span style="color: rgb(102, 102, 102);font-size:100%;" >Un’organizzazione perfetta che coinvolgeva 48 persone, secondo la ricostruzione del sostituto procuratore dell’antimafia di Lecce <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Elsa Valeria Mignone</span>. Sulle sue accuse si sono espressi due tribunali: in primo grado 15 condanne e 33 prescrizioni, tra le quali anche due carabinieri. I giudici però bocciarono l’aggravante mafiosa chiesta per Rosafio.<br />Che è rispuntata, invece, in appello nel febbraio scorso: tutti prescritti i reati, anche per Tiziana Scarlino e <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Roberto Gugliandolo</span> (l’unico carabiniere, ormai ex, condannato in primo grado per corruzione). Tutti, tranne quelli di Rosafio: ad aggravare il suo comportamento c’era la condotta mafiosa, cioè l’aver fatto pesare la sua parentela con <span style="font-style: italic;">Pippi Calamita</span>, quel suocero in carcere il cui nome ancora spaventa, per convincere le aziende concorrenti a tirarsi fuori dal mercato degli smaltimenti, a lasciarne il monopolio a Rosafio.</span> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">È tempo di ritornare all’appalto che pochi raccontano, alla storia della spazz</span><span style="font-size:100%;">at</span><span style="font-size:100%;">ura nell’entroterra di Otranto appaltata dall’Ato di centrodestra al colosso rosso e ai soci della Ma</span><span style="font-size:100%;">rcegaglia. Dal matrimonio di interesse nasce la Menhir, che assume Gianluigi Rosafio e </span><span style="font-size:100%;">Tiziana Scarlino. Non semplici dipendenti,ma veri e propri dirigenti inquadrati con alti livelli e con una busta paga bella pes</span><span style="font-size:100%;">ante, da diverse migliaia di euro al mese. Addirittura gestori di fatto, as</span><span style="font-size:100%;">sicur</span><span style="font-size:100%;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-5S3BDTdIAeE/TdUf2p-W9II/AAAAAAAAAEU/50vM8e2KUEU/s1600/camion%2Bmonnezza.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 280px; height: 242px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-5S3BDTdIAeE/TdUf2p-W9II/AAAAAAAAAEU/50vM8e2KUEU/s320/camion%2Bmonnezza.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5608423934800622722" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;">ano i carabinieri. Anche perché alle riunioni dell’Ato marito e moglie si </span><span style="font-size:100%;">presentavano al fianco di <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Rocco Lombardi</span> per trattare condizioni del servizio e pagamenti dei dipendenti. Qualche sindac</span><span style="font-size:100%;">alista più accorto (e che anche per questo preferisce l’anonimato) racconta dell’imbarazzo nel trovarsi gomito a gomito allo stesso tavolo con la figlia e il genero di <span style="font-style: italic;">Pippi Calamita</span>: </span><span style="mso-bidi-Times New Roman"font-family:";font-size:100%;" >«</span><span style="font-size:100%;">ma la controparte non si sceglie</span><span style="mso-bidi-Times New Roman"font-family:";font-size:100%;" >»</span><span style="font-size:100%;">, è la gi</span><span style="font-size:100%;">ustificazione.</span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">Sta di fatto che la Menhir non naviga in buone acque: il servizio costa, eppure i sindaci dei 21 comuni non sono soddisfatti. Ancor meno lo sono i dipendenti, che periodicamente vanno in agitazione perché gli stipendi arrivano con il contagocce. E meno ancora lo sono i burocrati</span><span style="font-size:100%;">, ai quali il marchingegno della società figlia che prende il posto delle due società vincitrici non è mai piaciuto. </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">Così Lombardi e Cns ai primi di marzo sciolgono la Menhir e si riprendono le quote; un mese prima la Supernova, cioè la cooperativa salentina delegata dal Cns nella gestione dell’appalto, aveva tolto il disturbo restituendo la patata bollente alla casa madre bolognese. Troppo tardi: il prefetto di Le</span><span style="font-size:100%;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/-uzo7d216c7o/TdUhdI_7iLI/AAAAAAAAAEk/9I5IxDWcQrY/s1600/carabinieri-gazzella.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 181px; height: 150px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-uzo7d216c7o/TdUhdI_7iLI/AAAAAAAAAEk/9I5IxDWcQrY/s320/carabinieri-gazzella.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5608425695475370162" border="0" /></a></span><span style="font-size:100%;">cce <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Mario Tafaro</span>, su richiesta di alcuni enti nei quali Supernova aveva vinto degli appalti, interpell</span><span style="font-size:100%;">a il comandante dei carabinieri <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Maurizio Ferla</span> e il capo del reparto operativo, <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Salvo Ga</span></span><span style="font-size:100%;"><span style="color: rgb(0, 0, 0);">gliano</span>, e emette un’interdittiva antimafia. Le analisi del sangue non convincono: i virus della <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Scu </span>potrebbero aver infettato anche la coop salentina, troppo vicina per un periodo ai </span><span style="mso-bidi-Times New Roman"font-family:";font-size:100%;" >«</span><span style="font-size:100%;">portatori sani</span><span style="mso-bidi-Times New Roman"font-family:";font-size:100%;" >»</span><span style="font-size:100%;"> Rosafio e Scarlino.</span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">Per la Su</span><span style="font-size:100%;">pernova è un disastro economico: interdittiva antimafia significa niente appalti con la pubblica amministrazione. E per una cooperativa di servizi, specialmente di pulizie, vedersi sbarrare le porte di ospedali e uffici</span><span style="font-size:100%;"> equivale alla morte imprenditoriale. Vedremo che esito avranno i ricorsi penali, affidati a <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Stefano De Francesco</span>, e amministrativi, curati da <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Gianluigi Pellegrino</span>. Ma intanto il meccanismo si è messo in moto e la vicenda Supernova sembra essere la prima tessera di un domino dirompente.</span></p><p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-CWG9IhlJ5fQ/TdUh0DMY8NI/AAAAAAAAAEs/kSw6US9XLoo/s1600/bologna.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 234px; height: 217px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-CWG9IhlJ5fQ/TdUh0DMY8NI/AAAAAAAAAEs/kSw6US9XLoo/s320/bologna.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5608426089054007506" border="0" /></a></span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">Perché l’Ato, risvegliato all’improvviso dal torpore, si è messo in moto. </span><span style="font-size:100%;">E q</span><span style="font-size:100%;">uando al </span><span style="font-size:100%;">protocollo è arrivata una nuova delega di Cns, che da Supernova passava le sue quote ad un’al</span><span style="font-size:100%;">tr</span><span style="font-size:100%;">a cooperativa (che si chia</span><span style="font-size:100%;">m</span><span style="font-size:100%;">a <span style="color: rgb(0, 0, 0);">Anci </span>e ha sede anch’essa nel bolognese) ha preso le carte dell'app</span><span style="font-size:100%;">alto milionario e le ha inviate a</span><span style="font-size:100%;">lle prefettura di mezza Italia. A quella di <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Bologna</span>, nella cui provincia hanno sede sia Cns che Anci; a quella di <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Bari</span>, competente per la Lombardi Ecologia; ma anche a quella di <span style="color: rgb(102, 0, 0);">Lecce</span>: una r</span><span style="font-size:100%;">i</span><span style="font-size:100%;">chiesta, quest'ultima, che gli stessi consulent</span><span style="font-size:100%;">i dell'Ato definiscono «un po' atipica», ma opportuna sia perché</span><span style="font-size:100%;"> l'appalto si svolge in provincia di Lecce sia «per un aiuto più generale in una materia tanto delicata come quella delle infiltrazioni mafiose nel ciclo dei rifiuti». </span></p> <p style="color: rgb(102, 102, 102);" class="Standard"><span style="font-size:100%;"> </span></p> <p style="color: rgb(51, 51, 51);" class="Standard"><span style="font-size:100%;">Le risposte si attendono nelle prossime settimane. Ma se tanto ci dà tanto, Supernova, impresa delegata dal socio di minoranza, è stata ritenuta a rischio di infiltrazioni criminali. Che risposte ci si deve aspettare sul Cns, ovvero il socio di minoranza che l’ha delegata? E che risposte sul socio di maggioranza, ovvero quel cavalier Lombardi che si presentava alle trattative tra Gianluigi Rosafio e Tiziana Scarlino? Quali che siano queste risposte, arriveranno presto. E la storia dell’appalto che puzza di mafia e spazzatura che in pochi raccontano potrebbe terremotare il gigante rosso e i soci della Marcegaglia, pezzi da novanta dell’economia di Puglia e d’Italia.</span></p> <p class="Standard"><span style="font-size:14.0pt;"> </span></p><br /><br /><strong>Articoli correlati:</strong><br /><br /><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/io-figlia-del-boss-e-allora.html">"Io, figlia del Boss: e allora?"<br /></a><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/vecchi-reati-e-nuova-ecomafia-parla-la_29.html">Vecchi reati e nuova EcoMafia, parla la figlia del Boss </a><br /><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/un-laboratorio-sociale-tra-le-bambole.html">Un laboratorio sociale tra le bambole della Scu </a>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-26581351143449685202011-05-16T08:26:00.000-07:002011-05-17T20:11:35.437-07:00Alle comunali un cavallo di "razza"<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-MrbfNXb5zvY/TdFJzp3zD8I/AAAAAAAAAC0/ZVvK3FRZk2c/s1600/mor%2Bstan%2Bfas.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 126px; height: 551px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-MrbfNXb5zvY/TdFJzp3zD8I/AAAAAAAAAC0/ZVvK3FRZk2c/s400/mor%2Bstan%2Bfas.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5607344162815020994" border="0" /></a><br /><div style="text-align: left;">Le elezioni, si sa, sono tutte uguali. In queste ore vedremo, ascolteremo, leggeremo politici e sondaggisti, opinion leader e politologi spiegare come e perché le grandi coalizioni hanno perso o vinto le amministrative di primavera. Mentre scrivo, il risultato non è ancora delineato: ma se vincerà il centrosinistra, statene certi, Bersani dirà che un governo distratto rispetto alla crisi è ormai alla frutta; se vincerà il centrodestra, Berlusconi dirà che l’eversione giudiziaria non ha incrinato il suo rapporto con la gente. Se si affermerà il terzo polo, Casini dirà che l’Italia è stanca di tutti e due. </div><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">Non credetegli.</p><div style="text-align: left;"> </div><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">A decidere i nuovi sindaci non sono né il programma, né i personaggi o i fatti nazionali. Il voto di opinione frutta nelle urne amministrative solo in alcuni grandi centri, ma nel Salento sono andati al voto 36 municipi, che contano oltre 200mila abitanti: come dire una media di 6mila cittadini (e 4mila votanti) per comune . Come si vince o si perde a Patù o a Laterza, a Oria o a Lizzanello, a Cisternino o Avetrana? Un po' per il candidato sindaco: candidati loffi o big col ghiribizzo della fascia tricolore pesano nelle urne, ma neanche troppo (vedi Nardò o Trepuzzi). Un po’ di più conta l’ampiezza della coalizione, perché la grande ammucchiata premia sempre. Ma soprattutto a pesare sono le liste dei candidati consiglieri e come sono state compilate. E qui contano altri criteri pre-politici, una magia bianca di carattere tribale della quale sciamani sono personaggi oscuri ma indispensabili: i compilatori.</p><div style="text-align: left;"> </div><div style="text-align: left;"> </div><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">Ogni sezione di paese che si rispetti ne aveva uno: appena infarinato nella politica ma ben fritto nell’amministrazione, la sua dote principale è una conoscenza enciclopedica di parentele, comparanze, confraternite, amicizie e quant’altro fa “legame” in una comunità. Perché fa fico avere in lista l’avvocato prestigioso o l’avviato architetto ma non è detto che il cliente, oltre a pagargli la parcella voglia anche dargli il voto.<br /></p><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">E allora meglio un candidato con la <span style="font-style: italic;">razza longa</span>, cioè con un ben ramificato albero genealogico che gli permetta di pescare preferenze di zie zitelle, nipoti al primo voto, cugini da sistemare e nonne ben inserite in parrocchia. Diciamoci la verità: la politica è una bella cosa, ma la mamma è sempre la mamma. E infatti, dove non arriva la <span style="font-style: italic;">razza </span>può soccorrere la <span style="font-style: italic;">strazza</span>, ovvero la famiglia della madre: non è il cognome che fa il sangue.</p><p style="text-align: left;" class="MsoNormal"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://3.bp.blogspot.com/-oS-nEFiIWjs/TdM4NoUbZ2I/AAAAAAAAADM/awj6qU8Bpi8/s1600/albero%2Bgenealogico%2Bok.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 249px; height: 249px;" src="http://3.bp.blogspot.com/-oS-nEFiIWjs/TdM4NoUbZ2I/AAAAAAAAADM/awj6qU8Bpi8/s400/albero%2Bgenealogico%2Bok.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5607887767818954594" border="0" /></a></p> <div style="text-align: left;"> </div><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">Detto così, sembra facile: basterebbe l’albero genealogico alla mano e la lista è fatta. Ma il compilatore è più bravo di così: nel suo schedario mentale ha anche annotato scrupolosamente i pettegolezzi di paese e le inimicizie che, si sa, possono nascere anche nelle migliori famiglie. “<span style="font-weight: bold;">Ma quiddhu sta scannatu cu li frati</span>” è un argomento schiacciante per far cadere una candidatura al momento decisivo: la <span style="font-style: italic;">razza </span>non basta averla, occorre batterla. </p><div style="text-align: left;"> </div><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">Servono poi quelle parentele acquisite coi sacramenti che ti permettono di entrare in case lontane e, tra un battesimo e una cresima, infilare un santino ben più profano nelle mani di <span style="font-style: italic;">sciuscetti </span>e <span style="font-style: italic;">cumpari</span>. O, al limite, essere ben inserito in una confraternita, dall’immancabile circolo degli amici all’onesta associazione degli emigranti fino – ovviamente – alla dirigenza della scuola calcio. Senza dimenticare che una lista non è degna di essere chiamata tale se non ha candidati di ogni quartiere e di ogni frazione o marina sperduta.</p><div style="text-align: left;"> </div><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">Ma nella guerra delle liste c’è posto anche per la magia nera, in agguato c’è lo spauracchio di ogni candidato: la <span style="font-style: italic;">razza spaccata</span>, il più temibile sortilegio del compilatore di lista avversario. Ovvero, un candidato appartenente allo stesso nucleo familiare del concorrente temibile per radicamento sociale o estensione genealogica. “<span style="font-weight: bold;">Ma ieu tinìa a razza spaccata</span>”, statene certi, sarà una giustificazione ricorrente del candidato iperpompato alla vigilia ma dal risultato deludente al momento dello scrutinio.</p><div style="text-align: left;"> </div><p style="text-align: left;" class="MsoNormal">Altro che Br e monnezza, Fiat e primarie: in provincia i primi cittadini vengono eletti così, grazie ai compilatori di lista che azzeccano più tredici nel complicato sistemone ge<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-SuWPP7kDYGs/TdFK5SMEbLI/AAAAAAAAAC8/W54xD7glQHQ/s1600/beppegrillo001.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 329px; height: 218px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-SuWPP7kDYGs/TdFK5SMEbLI/AAAAAAAAAC8/W54xD7glQHQ/s400/beppegrillo001.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5607345359048436914" border="0" /></a>nealogico della comunità. Una dote innata e che assomiglia a quella dei rabdomanti, che permette di trovare l’acqua del consenso reale sotto la terra del doveroso affetto familiare. Perché attenzione: anche la razza longa, i buoni rapporti, i mille legami alla fin fine non sono garanzia di successo. Lo insegna la fulminante battuta di Beppe Grillo (<span style="font-style: italic;">la foto di Paride De Carlo lo ritrae nel suo comizio di Nardò</span>), quando di politica satireggiava e ancora non la faceva: "<span style="font-weight: bold;">Emilio Fede quando si è presentato alle elezioni per il Psdi ha preso 5 voti. In famiglia sono sei: sta ancora cercando il franco tiratore</span>"</p>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-16890016529714247882011-05-13T12:18:00.000-07:002011-05-17T13:09:53.545-07:00Teppisti cromatici/2: Il Sedile comandacolore<span style="font-size:78%;"><span class="messageBody"><span style="font-weight: normal; font-style: italic;"><span style="font-size:85%;">"e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte 'e manifestazioni e ste fessarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. è importante la bellezza: da quella scende giù tutto il resto" (i 100 passi</span>)<br /><br /><br /></span></span></span><br /><span style="font-weight: bold;">Personalissima rassegna della piccola bottega degli orrori stilistici salentini: colori incongrui, scelte infelici o semplici pugni nell'occhio che gonfiano di pinnacoli moreschi e sciabolate cromatiche il volto di una terra perfetta nella sua semplicità.</span><br /><br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-BIzCO-akKpg/Tc2RU_k6GSI/AAAAAAAAACE/aFl1D0JwIco/s1600/sedile.JPG"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 480px; height: 359px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-BIzCO-akKpg/Tc2RU_k6GSI/AAAAAAAAACE/aFl1D0JwIco/s400/sedile.JPG" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5606296900995782946" border="0" /></a><br /><span style="font-weight: bold;">Secondo teppista: il Sedile di Lecce dopo il restyling. </span><br />Per attribuirsene la paternità hanno litigato Adriana Poli Bortone e Paolo Perrone, Massimo Alfarano e Francesca Mariano: forse avrebbero fatto meglio a litigare per attribuirne la paternità all'altra parte.<br /><br />Passi il candore da restauro appena terminato che lo fa sembrare di polistirolo. Passi anche (ma che fatica...) l'illuminazione drammatica da film neo-gotico e/o semi-horror. Ma quella vaga luminescenza color lampone, che ricorda tanto le mercedes con alettone posteriore e lucette led ai bordi della carena con le quali d'estate vedi scorazzare nei nostri paesi gli oriundi di ritorno dalla Svizzera, quella proprio no!<br /><br /><span style="font-weight: bold;"><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-U-IeQLpJQ2s/Tc2QB3KtKVI/AAAAAAAAAB8/ae_I4oiNikw/s1600/sedile%2Bok%2B1.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 480px; height: 455px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-U-IeQLpJQ2s/Tc2QB3KtKVI/AAAAAAAAAB8/ae_I4oiNikw/s400/sedile%2Bok%2B1.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5606295472809257298" border="0" /></a><br /><br /></span><span>Il catalogo cromatico - va detto con obiettività - è più ricco di così: in base alle serate si può rimirare il Sedile con un'impegnativa tenuta blu cobalto o in una più sbarazzina <span style="font-style: italic;">mise </span>verde acido.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-GxshwnOjljE/Tc3NXDyJwZI/AAAAAAAAACU/yXmxT-A0kjo/s1600/sedile%2Bultimo.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 480px; height: 510px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-GxshwnOjljE/Tc3NXDyJwZI/AAAAAAAAACU/yXmxT-A0kjo/s400/sedile%2Bultimo.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5606362907182481810" border="0" /></a><br /><br />Chi decida la variante luminosa della serata è un mistero custodito più gelosamente del sacro Graal: sarà l'assessore che comanda colore? Difficile: l'arcitifoso Alfarano avrebbe optato per un giallorosso fisso.<br />Oh cazzo, speriamo che ora non gli baleni l'idea...</span><span style="font-weight: bold;"><br /><br />Articoli correlati:<br /><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/teppisti-cromatici1-il-minestrone-di.html">Il minestrone di Nardò</a><br /></span><br /><span style="font-style: italic;">Teppisti cromatici da segnalare? danilo976@libero.it o "Danilo Lupo" su fb</span>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-38754121354623826672011-05-13T10:33:00.000-07:002011-05-17T19:52:00.764-07:00Finocchi patentati<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://4.bp.blogspot.com/-mATPH_guErI/Tc1vgig2CuI/AAAAAAAAAB0/Gv2c2S41q7o/s1600/ikea%2Bok.jpg"><img style="float: right; margin: 0pt 0pt 10px 10px; cursor: pointer; width: 216px; height: 229px;" src="http://4.bp.blogspot.com/-mATPH_guErI/Tc1vgig2CuI/AAAAAAAAAB0/Gv2c2S41q7o/s400/ikea%2Bok.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5606259715957197538" border="0" /></a><br />Per condividere questo post non occorre essere gay. Però un po' aiuta: non per quella peculiare sensibilità che gli omosessuali troppo spesso si auto-attribuiscono (e con la quale troppo spesso si auto-ghettizzano), ma per quella sensazione, acquattata in un angolo del cervello, di avere qualcosa da temere da una nazione ancora troppo ostile.<br /><br />Quella sensazione, Cristian, probabilmente non ce l'aveva; oppure ha voluto dare fiducia all'Italia, considerarlo un paese civile; o semplicemente non aveva voglia di fare il militare. Così, mentre i suoi coetanei si facevano certificare improbabili soffi al cuore o chiedevano all'amico se usciva ancora con quella ragazza col papà colonnello che poteva far chiudere un occhio, lui si è presentato alla visita di leva e l'ha messa giù semplice semplice: "sono gay: siete voi a non volere me". Visita psicologica nell'ospedale militare, qualche battuta greve sottovoce e qualche sopracciglio alzato per disgusto o commiserazione. Ma Cristian viene esonerato: il risultato è acquisito, la storia è chiusa. O forse no: a raccontare che tanto chiusa non era, almeno per lo Stato italiano, è stata Repubblica nei giorni scorsi.<br /><blockquote style="font-style: italic;">"Gravi patologie che potrebbero risultare di pregiudizio per la sicurezza della guida". Con queste motivazioni Cristian Friscina, un ragazzo omosessuale di Brindisi, titolare di una patente di guida emessa dalla motorizzazione civile della sua città nel 1999, si è visto negare il rinnovo della patente. La vicenda è stata denunciata dai Radicali, che hanno depositato oggi una interrogazione urgente ai ministri dei Trasporti e della Difesa."</blockquote>Conosco poco Cristian: un ragazzo normale, poco più che trentenne, che preferisce le dance hall alle discoteche e una tre quarti di birra ad un calice di prosecco. Tutt'altra cosa rispetto allo stereotipo gay.<br /><br />Non conosco lo zelante funzionario che gli ha ritirato la patente di guida per consegnargli quella di finocchio: non so se l'ha fatto mentre un piccolo brivido sadico gli percorreva la schiena oppure con l'indifferenza burocratica di chi sbriga una qualunque pratica.<br /><br />E non conosco la madre di Cristian: non so se quando è arrivata a casa la notifica dell'inabilità a guidare del figlio omosessuale ha detto "figlio mio, che ingiustizia!" oppure "figlio mio, che vergogna!".<br /><br />Martedì, per la prima volta nelle officine Cantelmo di Lecce ci sarà un'iniziativa dell'<a href="http://www.agedolecce.blogspot.com/">Agedo</a>, l'associazione dei genitori degli omosessuali; e per la prima volta in una città che si racconta aperta e tollerante ma nella quale non esiste da anni un circolo arcigay le "velate" non sono l'eccezione ma la regola, si parlerà di orgoglio e pregiudizio, difficoltà outing e soprattutto di vergogna. La vergogna dei gay a dichiararsi, delle loro famiglie nell'accettarlo.<br /><br />Anche se forse dovrebbe vergognarsi un po' di più chi ci vorrebbe riportare al medioevo, quando quella "patente" di omosessualità significava il rogo, il fuoco che veniva da fascine alle quali venivano aggiunte spezie per coprire l'odore acre della carne che brucia: semi di cumino per le streghe, semi di finocchio per gli invertiti.<br /><br />Infine non so cosa pensi il responsabile ultimo del meccanismo che ha tolto la patente a Cristian, il ministro dei tras<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-MJlz23kP75M/Tc1tteDEysI/AAAAAAAAABk/-J_h7Z7DRVs/s1600/Altero-Matteoli.jpg"><img style="float: left; margin: 0pt 10px 10px 0pt; cursor: pointer; width: 259px; height: 191px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-MJlz23kP75M/Tc1tteDEysI/AAAAAAAAABk/-J_h7Z7DRVs/s400/Altero-Matteoli.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5606257739073637058" border="0" /></a>porti Altero Matteoli. So che proviene da un partito, il Movimento Sociale Italiano, che non ha mai avuto grandi simpatie per i ricchioni. Ma anche che viene da una terra, la Toscana, che è terra di accoglienza e civiltà e che sul turismo gay-friendly ha costruito un'industria i cui numeri non conoscono crisi. Per questo, nel dubbio, ho mandato una mail al suo indirizzo ministeriale (<a href="http://www.blogger.com/segreteria.matteoli@mit.gov.it">segreteria.matteoli@mit.gov.i</a><a href="http://www.blogger.com/segreteria.matteoli@mit.gov.it">t</a>): "Gentile ministro, in attesa che venga restituita la patente a Cristian Friscina, la prego di ritirare anche la mia".<br /><br />Mandategliela anche voi: per scrivergliela non occorre essere gay, basta avere ancora la capacità di indignarsi.Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-39835722457934811852011-05-11T04:40:00.000-07:002011-05-17T13:14:44.492-07:00Teppisti cromatici/1: Il minestrone di Nardò<span style="font-size:85%;"><br /></span><span style="font-size:78%;"><span class="messageBody"><span style="font-weight: normal; font-style: italic;"><span style="font-size:85%;">"e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte 'e manifestazioni e ste fessarie, bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza, aiutarla a riconoscerla, a difenderla. è importante la bellezza: da quella scende giù tutto il resto" (i 100 passi</span>)</span></span><br /></span><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-UNNEHzhNgn4/Tcp6m4wZkQI/AAAAAAAAAA0/XIb7jzUzz7I/s1600/nard%25C3%25B2.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 500px; height: 374px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-UNNEHzhNgn4/Tcp6m4wZkQI/AAAAAAAAAA0/XIb7jzUzz7I/s400/nard%25C3%25B2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5605427494705008898" border="0" /></a><br /><br />Personalissima rassegna della piccola bottega degli orrori stilistici salentini: colori incongrui, scelte infelici o semplici pugni nell'occhio che gonfiano di pinnacoli moreschi e sciabolate cromatiche il volto di una terra perfetta nella sua semplicità.<br /><br /><span style="font-weight: bold;">Primo teppista: l'edificio in via Anna Magnani a Nardò, favoloso minestrone di colonne razionaliste, guglie neogotiche, mattonelle multicolor, ringhiere metalliche e bugnati post-moderni, tanto da far apparire sobrio perfino il supermercato verde pisello che gli cresce accanto.<br /><br /><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://1.bp.blogspot.com/-lWhxK6JveFI/Tcp8206NAVI/AAAAAAAAAA8/aKoPBoJs5bE/s1600/nard%25C3%25B2%2B2.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 500px; height: 374px;" src="http://1.bp.blogspot.com/-lWhxK6JveFI/Tcp8206NAVI/AAAAAAAAAA8/aKoPBoJs5bE/s400/nard%25C3%25B2%2B2.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5605429967573549394" border="0" /></a><a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="http://2.bp.blogspot.com/-JC4n_G713Tw/Tcp9ZjrjmZI/AAAAAAAAABE/_LNPyLcIQQg/s1600/nard%25C3%25B2%2B3.jpg"><img style="display: block; margin: 0px auto 10px; text-align: center; cursor: pointer; width: 500px; height: 372px;" src="http://2.bp.blogspot.com/-JC4n_G713Tw/Tcp9ZjrjmZI/AAAAAAAAABE/_LNPyLcIQQg/s400/nard%25C3%25B2%2B3.jpg" alt="" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5605430564244134290" border="0" /></a><br />Articoli correlati:<br /><br /><a href="http://20centesimi-allupoallupo.blogspot.com/2011/05/teppisti-cromatici2-il-sedile.html">Il Sedile comandacolore</a><br /><br /></span><span style="font-style: italic;">Teppisti cromatici da segnalare? danilo976@libero.it o "Danilo Lupo" su fb</span><span style="font-weight: bold;"><br /></span><h6 class="uiStreamMessage" ft="{"type":"msg"}"><span class="messageBody"><br /></span></h6>Danilo Lupohttp://www.blogger.com/profile/04967243774441792659noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4353508664467934156.post-21185199568404208912011-05-09T13:06:00.000-07:002011-05-10T17:34:58.586-07:00La coscienza a posto con i miei nonniIl 12 e il 13 giugno si voterà per i referendum, anche e soprattutto per quelli sull'acqua pubblica. E che ci sia il (fondato) timore che manchi il quorum, la dice lunghissima sull'aridità politica del nostro paese: ci hanno insegnato che l'acqua è il principio della vita, l'idea che la maggioranza degli italiani ne trovi poco importante il destino, fa di noi dei perfetti candidati all'eutanasia.<br />
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Io voterò, e voterò sì. Ma capisco le ragioni di chi voterà no, oppure non voterà affatto puntando sul fallimento del referendum anti-privatizzazione.<br />
E lo capisco ancora meglio, se penso a quanti soldi abbiamo speso per un'opera come quella del Sistema Irrigazione Salento e per la diga del Pappadai, che ne è il cuore. Ne hanno parlato in tanti e lo ha fatto anche l'Indiano di TeleRama oltre un anno fa, il 5 marzo 2010, raccontando (anche grazie alle strepitose immagini di Matteo Brandi) il più grande spreco pugliese e la più grande incompiuta salentina: un'opera enorme iniziata 35 anni fa, costata allo stato 500 miliardi di vecchie lire, nata per liberare i campi dalla siccità e mai entrata in funzione. Di mezzo ci sono una miriade di enti inutili o dannosi, nati per gestire l'acqua pubblica e divenuti una greppia di elettorati privati (basta scorrere l'elenco dei presidenti o dei commissari dei Consorzi di bonifica o dell'Ente irrigazione). Uno spreco che è colpa anche di un'idea "privatistica" dell'acqua annidata in un ente pubblico, cioè della pretesa della Basilicata di aprire o chiudere il rubinetto in base alle convenienze, cioè al prezzo che la Puglia è disposta a pagare.<br />
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Ma, alla base del grande buco dell'acqua, c'è soprattutto un metodo che ha soffocato nella culla la buona politica e la buona amministrazione al Sud: spendete e spandete, qualcosa resterà. Colpisce, nelle parole fuori onda dei guardiani della diga nel deserto, il raffronto fra ieri e oggi. Ieri: il mare di denaro, disperso in mille rivoli perché i fondi non andavano persi, a costo di progettare e costruire opere inutili. Oggi: gli stipendi che arrivano col contagocce e il cantiere dell'avanguardia idraulica diventato un rifugio per cani randagi. Solo un paradosso della storia? No: la siccità di oggi è la conseguenza dell'inondazione di ieri.<br />
Ciò nonostante, il 12 o il 13 giugno voterò ai referendum sull'acqua pubblica. E voterò sì perché, nel territorio del più grande acquedotto d'Europa, privatizzazione non fa rima con liberalizzazione: significa solo sostituire un monopolio privato ad un monopolio pubblico. Un esempio di liberalizzazione è quello degli aerei: oggi voliamo a prezzi imparagonabili a quelli di dieci anni fa, e la concorrenza ha reso democratico il mercato. Un esempio di privatizzazione, invece, è quello delle autostrade: ci costano di più per un servizio uguale o peggiore, il monopolio privato è diventato un affare per pochi senza un vantaggio per molti.<br />
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E però, se il quorum passa e se il sì vince, la Regione e la parte politica che fanno dell'acqua pubblica una bandiera, devono ripensare anche ai modi con cui l'hanno gestita e devono dare buone ragioni (buone, non ideologiche) per preferire lo status quo al cambiamento.<br />
Perché se votassi no (o non votassi affatto) non mi sentirei con la coscienza a posto davanti a mio nonno, contadino di Ruffano per il quale "l'acquedottu" e "lu consorziu" sono stati la liberazione dalla schiavitù del pozzo e della siccità. E però vorrei sentirmi con la coscienza a posto anche con l'altro mio nonno, capomastro di Casarano, che ha sempre pagato le tasse bestemmiando anche contro "l'acquedottu" e "lu consorziu", enti che negli anni hanno dato poco da bere e molto da mangiare.<br />
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<iframe width="500" height="385" src="http://www.youtube.com/embed/zqCdgsP2vvg" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>20centesimihttp://www.blogger.com/profile/11401641994459612569noreply@blogger.com0