sabato 11 giugno 2011

Legittime provocazioni

Ieri ho fatto un esperimento. Ho scritto sul mio stato di facebook una provocazione e poi una cosa in cui - viceversa - credo profondamente. La provocazione era questa:
tentato dal non votare al referendum sul legittimo impedimento...
La cosa in cui credo profondamente, invece, l'ho scritta quando mi è stato chiesto il perchè, ed era questa:
perchè mi sono stancato della politica ossessionata dalla giustizia... e vorrei segnalare che nucleare e acqua sono questioni molto più importanti di cui si parla solo negli spazi liberi lasciati da avvocati e pm per riprendere fiato
Apriti cielo: alcuni dei miei amici virtuali più bravi e preparati sono insorti. Un bravo giornalista, un bravo professore, un bravo magistrato, un bravo ambientalista, un bravo osservatore, un bravo giurista hanno articolato il perchè, a loro avviso, stessi sbagliando. Tra commenti e risposte ne è uscito un dibattito così interessante che mi pare un peccato lasciarlo lì a vegetare su uno status privato. E allora eccolo qui:

Il bravo giornalista, Emilio Mola, ha scritto:
ragà è la giustizia che va al primo posto. E' la (in)giustizia il cancro di questo paese. Se la giustizia funzionasse avremmo meno mafia (che tra fatturato e danni all'imprenditoria si fuma ogni anno centinaia di miliardi di euro al sud), meno corruzione (altri 120miliardi), meno evasione (altri centinaia di miliardi) e così via. Tutti soldi che resterebbero nelle nostre tasche e in quelle dello Stato. Quindi meno tasse, meno debito, e così via all'infinito.
E quando gli ho chiesto se è di questa giustizia che parla la politica o il referendum, la sua risposta è stata questa:
certo che sì. Fino a che avremo politici criminali (casellario alla mano) interessati loro per primi a sfasciare la macchina della giustizia per evitarsi la galera, resterà tutto così com'è. Il legittimo impedimento è l'ennesima mossa della politica in tal senso. Quindi è da qui che bisogna partire. Dobbiamo smetterla con l'idea che in Italia diventare un politico significa diventare un semidio
A lui la mia risposta è stata questa:
purtroppo del funzionamento vero della giustizia in italia non mi sembra che freghi granchè a nessuno. spiego cosa intendo per funzionamento vero.
primo: la criminalizzazione della marginalità sociale, che ha farcito fino a farle scoppiare le nostre carceri di disgraziati (immigrati e tossici, per lo più) che sono semplicemente le persone per le quali la società non ha trovato alternative a priori alla criminalità comune nè percorsi di reinserimento a posteriori nel contesto legale (nel nostro interesse, prima ancora che nel loro). si preferisce dare una risposta semplice e immediata alla domanda sociale di sicurezza (e se poi questa domanda sia reale o indotta è un altro discorso): creare discariche nel quale conferire la monnezza sociale. anche in questo caso, io sono per il riciclo.
secondo: il rapporto tra magistratura e polizia giudiziaria. sembra un dettaglio, ma è un nesso essenziale della legalità e anche della democrazia. la riforma della giustizia presentata da questo governo slega i due aspetti e la conseguenza è, a mio avviso, molto più pericolosa di cento legittimi impedimenti. oggi i giudici sono i garanti del rispetto delle regole nelle operazioni delle forze dell'ordine, domani questo controllo preventivo andrebbe a rompersi. qualcuno si ricorda ancora quel buco nello stato di diritto - al di fuori di qualsiasi controllo preventivo di legalità - che prese i nomi di diaz e bolzaneto a genova? ecco, appunto.
terzo: il costo delle liti temerarie e la velocità dei processi. anche qui, sembra un dettaglio ma non lo è. oggi chiunque si senta danneggiato da una decisione dello stato (ma anche da un articolo di giornale, ad esempio) fa causa. tanto non costa niente e anche se il ricorso è strampalato e evidentemente infondato, avrà ottenuto quanto meno di rallentare l'esecuzione della decisione (o magari di intimidire l'autore dell'articolo). se invece ci fosse una multa salata che sanziona la lite temeraria, che dica che aver fatto ricorso è un tranello bello e buono alla giustizia effettiva, le opere pubbliche non sarebbero decise dai tribunali (vedi 275) o non languirebbero nelle aule di udienza (vedi fse) e non ci sarebbe l'eventualità di un'intimidazione a mezzo querela (o ancor di più, a mezzo risarcimento danni) verso articoli scomodi.
e ne avrei di quarti e di quinti e di dodicesimi e di cinquantasettesimi, ma per ora basta così.
Il bravo giudice, Pierpaolo Montinaro, ha scritto:
mi permetto di intervenire su questa tua poco convincente affermazione (forse più avventata che altro) x farti osservare che di acqua e nucleare si sia parlato di più che del legittimo impedimento e che l' idea complessiva dei referendum è la riaffermazione del concetto di legalità. Ora so che non sarai mai d' accordo con me x il tuo spirito di contraddizione e di non accettazione del dissenso. Perciò ti anticipo che non interverrò più.
E la risposta, in questo caso, suonava così:
hai ragione quando definisci avventata la mia affermazione. infatti era - lo ripeto - una provocazione. però di legittimo impedimento (almeno a livello di slogan) avevamo tutti sentito parlare già nei mesi scorsi, se non altro per le polemiche furiose e le accuse incrociate che erano volate come al solito nel dibattito politico e in quello mediatico che ne viene trainato. io invece non ho visto nei tg la notizia della legge che obbliga a privatizzare la gestione dell'acqua. di nucleare si è parlato un po' di più, è vero, ma sempre infinitamente meno di qualunque lodo, leggina, normetta che riguarda i procedimenti giudiziari di berlusconi.
Il bravo professore, Stefano Cristante, ha scritto:
Ripristinare l'eccezionalità del legittimo impedimento rappresenta una restituzione simbolica di grande eguaglianza, condizione della quale abbiamo estremamente bisogno tutti. Stiamo abituandoci a un mondo in cui non crescono le diversità, ma le disparità più inverosimili. Occorre ristabilire un equilibrio tra i cittadini per rifondare una comunità consapevole. Soprattutto in Italia
Il bravo osservatore, Cesà Saracino, invece ha scritto:
Andare a votare contro il legittimo impedimendo a mio parere è lanciare un segnale forte nei confronti dei privilegi della politica...In realtà se pur un quesito che sicuramente non risolverà granchè, dato che non sarà impedendo al premier di cercare una scorciatoia per non comparire in udienza che si risolve il problema, purtroppo.. è comunque un picccolo passo! sarei il primo, se l'accesso alla carriera politica fosse vincolato al rispetto di requisiti ben precisi, ad ipotizzare addirittura un istituto vicino all'immunità parlamentare...tale da allontanare ogni sospetto dalla fantastica invenzione della cosiddetta magistratura politicizzata. Ma verrà mai impedito a condannati e indagati di candidarsi? La vedo veramente difficile....Dunque procediamo in questo senso ed andiamo a votare.
Erano due punti di vista tutto sommato simili, ecco perchè la risposta è stata ad entrambi:
in realtà la legge su cui siamo chiamati ad esprimerci domani non lede il principio di eguaglianza tra i cittadini. e spiego perchè. quando venne scritta e approvata, nel marzo 2010, effettivamente la legge sul legittimo impedimento stabiliva che berlusconi o i suoi ministri potevano usufruire del rinvio obbligatorio delle udienze che li riguardavano in caso di (autocertificati) impegni istituzionali. in pratica l'imputato decideva quando (e - di fatto - se) celebrare il processo e il giudice ubbidiva. detto così, ricorda quella canzone di de andrè in cui un magistrato si rivolge all'imputato con queste parole: "oggi un giudice come me, lo chiede al potere se può giudicare. tu sei il potere. vuoi essere giudicato? vuoi essere assolto o condannato?". detto così va bene non solo il referendum, ma anche la rivolta civile. il problema è che così non è. nel gennaio scorso la corte costituzionale, interpellata dalla procura di milano, ha riscritto le parti giudicate in contrasto con la costituzione e ha - di fatto - rovesciato
il senso della legge. cioè con la legge su cui dobbiamo esprimerci domani il presidente del consiglio imputato può chiedere il rinvio dell'udienza accampando un legittimo impedimento, ma poi sta al giudice ordinario (cioè alla procura di milano) decidere se quell'impedimento è legittimo o meno e se il rinvio avrà luogo o no. quindi, con la riscrittura da parte della corte costituzionale, il giudice decide e l'imputato obbedisce, nè più nè meno di come succede già oggi: in base al codice penale qualunque imputato può chiedere il rinvio di un'udienza fornendo una motivazione che poi starà al giudice valutare. quindi in questo non c'è disparità tra i politici e i cittadini. allora perchè il referendum? perchè le firme sono state raccolte prima che la corte costituzionale si esprimesse, rovesciando di fatto la legge, e la corte di cassazione ha comunque dichiarato ammissibile il quesito che mira a cancellare una norma che - con queste premesse - è inutile, ma non dannosa. poi l'italia dei valori, che ha raccolto le firme, dice chiaramente (basta vedere il sito) che questo è un referendum su berlusconi. e questa è una legittima interpretazione politica, ci mancherebbe! ma è esattamente l'avvitamento su sè stesso del dibattito pubblico che mi ha profondamente stancato.
Infine il bravo ambientalista, Gianni Pède, ha scritto:
... fatte na doccia !
E quando il bravo osservatore ha aggiunto un altro parere, cioè questo:
...il discorso sulla politica ossessionata dalla giustizia che toglie spazio ai veri problemi del nostro paese, fila dritto....Ma quanto è intrecciata la matassa in questione? Sono i media e la politica che parlano troppo di giustizialismo... togliendo spazio al resto o quest'ultimi ne parlano perchè c'è un premier a tanti altri che usano la politica per pararsi il sederino? Dunque...è la giustizia politicizzata che toglie spazio ad altro o la classe politica che ha trovato una scorciatoia non per affrontare i problemi seri del paese ma per altro? Non pensate che di questa giustizia politicizzata se ne faccia un uso anche favorevole? Un Governo fermo da tre anni, e non certo per causa dei giudici, ha interesse a far parlare i media del suo operato o di un male insormontabile che paralizza le istituzioni? Non facciamoci prendere in giro ragazzi!!
La risposta del bravo ambientalista è stata questa:
... non fila mank'ar'k... è una classica giaculatoria dei media berlusconiani ... strano sfugga ai lupi cose de sto tipo ... cmq ... tant auguri !
E la mia replica quest'altra:
i media berlusconiani non dicono che la politica è ossessionata dalla giustizia, bensì che la giustizia è ossessionata dalla politica e più precisamente i giudici di milano sono ossessionati da berlusconi. ripeto per l'ennesima volta: la mia era una provocazione. ma rimango convinto che aver spostato tutto il peso del dibattito pubblico sulle bilance della giustizia abbia fatto molto comodo proprio a berlusconi, che di questo tema ha fatto il suo cavallo di battaglia e ci ha corso sopra per quasi vent'anni, prima di ritrovarsi azzoppato a milano.
In capo a tutto avevo posto una premessa, che articolava meglio quell'osservazione in cui credo profondamente articolata all'inizio; e la premessa era questa:
premetto: la mia era una provocazione. che però segnala un fatto che a me sembra oggettivo: la politica è lo strumento che la società ha inventato per decidere come amministrare i beni comuni e per giustifica...re in nome di quali idee e quali visioni del mondo si compiono quelle scelte. per cui il primo compito della politica è occuparsi di cose, cose concrete e assumere delle decisioni sulla gestione dei beni comuni. in italia, mi pare, di queste cose non si parla più: il dibattito pubblico è ipertroficamente avvitato in una discussione tutta politicistica sulla figura di berlusconi e sui suoi procedimenti giudiziari: il centrodestra per difenderlo, il centrosinistra per attaccarlo. questo è il dibattito pubblico che ci propinano, mentre di cose concrete non si parla più; e ci propinano tutti, da minzolini a santoro, da posizioni opposte. tranne ovviamente le solite lodevoli eccezioni (report e presa diretta, fondamentalmente) alle quali sembra che si stia aggiungendo (e subito sottraendo) current tv: in quegli spazi si parla ancora di gestione concreta dei beni comuni (l'acqua, la terra, l'economia, eccetera eccetera eccetera). ma sono nicchie che sfuggono a stento al dibattito politico dominante (e al dibattito mediatico a rimorchio) che è tutto centrato sulla classe politica, più che sulle decisioni collettive da prendere nella gestione dei beni comuni. da qui quella che - ribadisco - era una semplice provocazione che però segnala una stanchezza rispetto a un livello pubblico del dibattito che sembra la favola del fagiolo magico: una pianta che si sviluppa così ipertroficamente da raggiungere il cielo.
Ma l'osservazione a mio avviso più ficcante l'ha fatta il bravo giurista, Marco Nicolì: lui si troverà a votare a Washington, essendo impegnato a lavorare nella World Bank. E la sua osservazione, disarmante nella sua semplicità e nettezza, è stata questa.
una volta un caro amico disse "non si vota per dare segnali, ma con la prospettiva che quello per cui si vota venga approvato"... d'accordo che l'acqua e il nucleare sono piu' importanti, ma finche' abbiamo criminali al governo cosa credi sara' privilegiato, la tua acqua o i loro interessi?
Qui non ho risposta: al di là delle provocazioni, mi sembra un ottimo motivo per andare a votare.