domenica 29 maggio 2011

Vecchi reati e nuova EcoMafia, parla la figlia del Boss

Non c'è molto da aggiungere alle parole di Tiziana Luce Scarlino, la figlia del boss di Taurisano noto come Pippi Calamita e dipendente dell'ati Lombardi-Cns, che gestisce l'appalto per i rifiuti nell'aro 6 dell'ato Lecce 2: 60 milioni di euro in nove anni. Il sospetto dei carabinieri, avvalorato da un'interdittiva antimafia della prefettura di Lecce e che gestori di fatto e soci occulti dell'appalto milionario fossero proprio Tiziana Scarlino insieme al marito Gianluigi Rosafio, condannato per smaltimento illecito di rifiuti aggravato da comportamenti mafiosi. "Ma i miei reati sono prescritti, non voglio pagare per le mie parentele" è l'autodifesa di Tiziana Scarlino nell'intervista andata in onda all'interno del TrNews Mattina di TeleRama il 28 maggio.



A mio avviso rimangono però inevase alcune domande che pesano, non solo quelle sul passato, ma anche e soprattutto sul presente: come mai la Lombardi Ecologia assume proprio i due coniugi al vertice della gestione dell'immondizia? Chi comandava davvero nell'appalto milionario dei rifiuti di Otranto? Le risposte offerte da Tiziana Scarlino non mi paiono del tutto convincenti.

Ma l'intervista solleva anche altre questioni che riguardano il dibattito pubblico.

Prima questione: le interdittive antimafia. Non sono garantiste, perché puntano a prevenire i reati prima che siano commessi. Da un lato la legge dovrebbe colpire gli atti, non le intenzioni; dall'altro lato è forse più giusto piangere sul latte, una volta versato? La risposta a voi.

Seconda questione: la prescrizione. La signora Scarlino la invoca (giustamente) e ricorda che in base ad essa è una persona incensurata.
E' la legge, non l'ho scritta io. Evidentemente erano reati minori
I liquami sversati nelle campagne, i reflui che hanno contaminato la falda, gli scarti illecitamente smaltiti in discarica sono considerati dalla Repubblica Italiana reati minori: non sarà il caso di farci un esame di coscienza? La risposta a voi.

Terza questione, forse la più importante: durante la trasmissione del 28 maggio, aperta come sempre alle opinioni di chi assiste, è arrivata la telefonata di un telespettatore. Qual era l'opinione? Che il tanto vituperato Pippi Calamita tutto sommato tanto cattivo non era: nel suo paese, Taurisano, ma anche in tutta l'area del Capo di Leuca ha sostenuto e aiutato molte persone. E lo Stato come ha ripagato quel benefattore? Con condanne e sequestri, anche confiscando la fabbrica che Scarlino possedeva sulla Gallipoli-Leuca, all'altezza di Salve.

Una bestemmia: quella fabbrica arrivò nelle mani del boss di Taurisano tramite uno dei peggiori strozzinaggi che siano stati provati in un'aula di tribunale, come potrete approfondire qui. Una bestemmia che però la dice lunga non solo sulla capacità della criminalità organizzata di mangiarsi l'economia sana, magari aiutata da qualche funzionario marcio annidato negli istituti di credito. Ma la dice lunga soprattutto sul consenso sociale che ha sostenuto la sacra corona unita, sull'acqua nella quale nuotava lo squalo della Scu. Non è arrivato il momento di rompere quel consenso? La risposta a voi.

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